Contributi per il Sinodo Diocesano di Acqui

A servizio del cammino sinodale, in accordo con il Consiglio Pastorale Diocesano qui vengono inseriti gli strumenti diocesani per la formazione e per l’attuazione delle iniziative.

Si ricorda a chiunque voglia attivare dei gruppi per dare un contributo al SINODO di leggere il documento preparatorio e ascoltare l’intervento di Padre Giacomo Costa quale formazione di base per avere un approccio condiviso al cammino.

Si rimanda al sito ufficiale del Sinodo www.synod.va per ulteriori materiali e al sito camminosinodale.chiesacattolica.it

BUON CAMMINO!

Appuntamento Diocesano il 15 Ottobre, con il Vescovo, per condividere quanto emerso nel primo anno di cammino e impostare il secondo anno di ascolto sinodale 

 

Sintesi della Diocesi di Acqui (discussa, migliorata ed approvata nel Consiglio Pastorale Diocesano del 21/04/2022) inviata a Roma il 27/04/2022 

RICORDIAMO CHE IL CAMMINO SINODALE NON SI CHIUDE, È LO STILE INSCRITTO NELLA NATURA STESSA DELLA CHIESA.
LA DIOCESI DI ACQUI INTENDE RACCOGLIERE I CONTRIBUTI DEI GRUPPI CHE VORRANNO ASCOLTARSI PER TUTTO IL 2022 E PROPORRE SUGGERIMENTI PER IL “CAMMINO INSIEME” DEL PROSSIMO FUTURO DELLA NOSTRA CHIESA LOCALE

Di seguito la tabella riepilogativa dei gruppi sinodali che hanno inviato la scheda aggiornata al 27/04/2022

N. tipo provenienza
40 adulti 14 gruppi ecclesiali + 12 gr. parrocchiali + 8 vari (con non praticanti) + 3 gr. di preghiera + 1 comunità famiglie + 1 Amministratori locali
17 giovani 8 report delle scuole (più di 20 classi) + 4 gr. ecclesiali + 3 gr. parrocchiali + 1 gr. vocazionale diocesano + 1 con non praticanti
9 intergenerazionale 5 di gruppi ecclesiali + 4 gruppi parrocchiali
7 genitori 7 gruppi di genitori dei ragazzi del catechismo in parrocchia
5 catechisti 5 gruppi catechisti parrocchiali
4 consiglio pastorale 3 parrocchiali + 1 interparrocchiale
3 bambini 3 gruppi di catechismo parrocchiale
1 diaconi 1 gruppo diocesano dei diaconi
1 Consilio Presbiterale il CPrDiocesano
1 Preti giovani il gruppo di 8 preti giovani della Diocesi
1 religiose le religiose di una delle comunità di suore salesiane in diocesi

 

Per la formazione

Per essere operativi in

Diocesi

DOCUMENTO PREPARATORIO

07/09/2021

1-Lettera di avvio con spiegazioni sul Sinodo Diocesano

2- Referenti del Consiglio Pastorale Diocesano per il Sinodo

Riflessione di Padre Giacomo Costa su
come vivere l’
ASCOLTO SINODALE

09/12/2021

2-Scheda Istruzioni per gestire un incontro sinodale

Schede Nazionali per avere spunti per gli incontri

  1. per le Parrocchie
  2. per gli Organismi di partecipazione
  3. per gli Uffici Diocesani
  4. per gli Ambienti di vita
  5. per l’ascolto di Tutti

 

3-Report per compilare la sintesi degli incontri (pdf)

4-Report per compilare la sintesi degli incontri (docx)

Indicazioni per la stesura della sintesi diocesana

Suggerimenti per la sintesi – presentazione p.de Giacomo Costa

18/03/2022

5-Schema di preghiera iniziale nei gruppi (pdf)
Incontro formativo sul cammino sinodale organizzato dall’Ufficio catechistico della Diocesi di Acqui

Video della serata
Slide di presentazione

28/01/2022

6Preghiera universale per le celebrazioni (pdf)
Lettera del Consiglio Permanente della CEI ai Presbiteri, Diaconi, Consacrate e Consacrati e a tutti gli Operatori Pastorali 
29/09/2021
Sintesi degli incontri regionali dei referenti sinodali

19/03/2022

Lettera del Consiglio Permanente della CEI alle donne e agli uomini di buona volontà
29/09/2021

 

Si è svolta online la XVII Assemblea Regionale di AC

Nella delegazione regionale di AC anche due membri della Diocesi di Acqui

Si è svolta domenica 21 Marzo 2021 l’Assemblea Regionale dell’Azione Cattolica con l’elezione della delegazione del Piemonte-Valle d’Aosta.

Si tratta del gruppo che coordinerà i lavori e le riflessioni dell’AC nella nostra regione conciliare e che vede ancora una volta la significativa presenza della Diocesi di Acqui che dal Concilio Vaticano II ad oggi ha dato 3 delegati regionali (in pratica i “presidenti” della Regione per l’AC) incaricati giovani, incaricati adulti, segretari ed assistenti.

Per questo triennio è stato riconfermato delegato regionale Massimo Liffredo della Diocesi di Aosta che sarà aiutato, tra gli altri, dalla nostra Laura Trinchero di Mombaruzzo quale segretaria e da Luca Manzon di Nizza, recente acquisto arrivato da Torino per motivi di lavoro, in qualità di incaricato dei giovani.

DOCUMENTO DELLA XVII ASSEMBLEA REGIONALE DELL’AC

I 154 responsabili collegati (sui 168 aventi diritto di voto) hanno poi votato il documento che sintetizza i discorsi fatti dalle AC di tutte le 17 Diocesi Piemontesi ed è stato redatto anche un testo/comunicato scritto “per le comunità cristiane e civili” preparato dal gruppo “fede e politica” che in Piemonte Valle d’Aosta da anni sta approfondendo questo aspetto.

Nel documento assembleare si legge in particolare che l’AC intende essere partecipe del cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, interprete del sogno di Chiesa missionaria che Papa Francesco delinea nell’enciclica “Fratelli Tutti”, con un’attenzione particolare al “bene comune”.

Chiamati a cercare nuovi linguaggi per vivere la fraternità, occorre fare i conti con il degrado ambientale, con la fragilità della democrazia, la disaffezione all’impegno e al bene comune, una crescente povertà sociale che riguarda soprattutto le famiglie, la scuola e i servizi e che, dopo questi mesi di pandemia, si traduce in vera emergenza educativa.

La vita dell’associazione è per molti una palestra di responsabilità e di sano protagonismo, un’AC dentro i processi sociali ed ecclesiali, dove la scelta religiosa ricorda di guardare al cuore dell’annuncio, al profondo della coscienza, al centro della vita. La dimensione associativa stimola, accompagna, si pone al servizio di ogni aderente/simpatizzante, ma anche della comunità e del territorio.

Scaturisce così l’importante riflessione sul ruolo, ecclesiale e sociale, dei laici che richiede di passare dalla collaborazione alla corresponsabilità dell’essere e dell’agire della Chiesa. Occorre lavorare per consolidare un laicato maturo ed impegnato, è importante che l’AC formi in modo laicale gli operatori pastorali delle nostre parrocchie, perché non scadano in compiti solo operativi-esecutivi che non danno ragione della corresponsabilità che è alla base della sinodalità, a garanzie di una comunità cristiana pienamente missionaria, come la vuole il Concilio Vaticano II fino a papa Francesco.

Nella speranza di vivere tutto ciò nel prossimo futuro, nelle nostre comunità, in Diocesi di Acqui, auguriamo buon lavoro alla nuova delegazione regionale.

FG

Convegno 150 anni AC – intervento di Stella Morra

Al convegno regionale per i 150 anni dell’AC c’è stato un interessantissimo intervento della teologa Stella Morra, Docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma per il Dipartimento di Teologia Fondamentale, già consigliera nazionale di AC e fine lettrice della storia contemporanea della Chiesa.

In particolare il passaggio sulla ridefinizione delle parole Comunione e Pastoralità alla luce del Concilio, ma tutto l’intervento “L’AC nella Chiesa del Concilio, le linee di Francesco” è da ascoltare e assaporare.

Scarica e ascolta l’intervento di Stella Morra

Gaudete et exsultate

di Don Giovanni Pavin (assistente diocesano adulti)

Chi non l’ha ancora letta non sa cosa si perde.
Santità come gioia (Questa sì che è rivoluzione!)
Quante prediche ascoltate (e subite) sul dovere di “farmi santo”! “Non sono neanche sicuro che mi piaccia” -avevo risposto una volta al padre spirituale-. Non vi dico come finì… Ho sempre pensato che “santo” non era pane per i miei denti. E, se si tratta dei “miei” denti (ancora come sono ridotti oggi) è tuttora vero. Quasi quasi mi sentivo scusato. Sta birba di papa Francesco mi toglie ogni scusa! Il problema non sono i miei denti, ma lasciarmi “masticare”.
E’ tutto un altro discorso!

Santità Dono di Dio.
Più roba da poveri che conquista di forti. Più donata che guadagnata. Più mistica che morale (intendendosi sui termini). Non è santo il perfetto, ma il credente. Più quotidianità che eccezionalità.
Più vangelo che morale o diritto (o ascetica). Quante disquisizioni, di moralismo esasperato e di “spaccare il capello in quattro”! Guarda un po’: si trattava semplicemente di Vangelo!

Più beatitudini che comandamenti. Le beatitudini non sono ordini: devi essere povero, devi piangere, devi aver fame e sete… sono Vangelo: bella notizia! Le tue povertà, le tue piccolezze io le accolgo e le benedico. E, in Gesù, le faccio mie. E tu fa’ lo stesso con i tuoi fratelli. “Venite, benedetti dal Padre mio, prendete parte al regno…”. Legare le beatitudini (Mt. 5) al discorso del giudizio (Mt.25) è un colpo di genio di Papa Francesco e di tantissimi santi, o forse tutti. Ma soprattutto del vangelo di Matteo!
Più umorismo e serenità che polemica e dramma. Appunto: beatitudini.

Un dono da accogliere
“Se vedi un fratello che si arrampica in cielo, tiralo giù per i piedi” (detto dei padri del deserto). No al neo-pelagianesimo: voler salvarsi con le proprie forze. Disprezzo della materia, della fisicità e della povertà è più orgoglio che santità. No al neo-gnosticismo: fare della fede un problema di… testa. Ma guarda un po’, potrebbero dire tanti aspiranti santi: ci credevamo eroi e ci scopriamo presuntuosi.
Gioia di essere salvato, non accanimento terapeutico verso la salvezza. Amore e Misericordia per i fratelli, non giudizio. Povertà come spazio libero per il Padre e i fratelli, non disgrazia-tabù.
Santi-compagni di viaggio, più che statue sull’altare.
Un vecchio proverbio terminava dicendo: “…quando muoiono, tutti santi”: Perché no? Perché dubitare che i nostri vecchi, con tutte le loro povertà e incapacità, erano (e sono!) santi? Santi, semplicemente perché vivevano a livello di vangelo. Compagni di viaggio, anche loro, se anche noi riusciamo a vivere la semplicità e la povertà serena delle beatitudini.
Ma forse per noi è un po’ più difficile.
Neo-pelagianesimo e neo-gnosticismo si mascherano di benessere, di autostima (e disistima degli altri), di progresso tecnico… tutte belle cose, ma che vanno trattate con molto discernimento, l’ultima parola-chiave dell’esortazione di papa Francesco.

Credere nel Natale significa essere segno di Pace e seminare la Speranza

Quando leggerai questo pezzo, Natale sarà già passato e probabilmente anche l’Epifania, il fare memoria della Sua prima venuta tra noi si sarà già consumato, insieme ai regali e agli auspici di un 2018 migliore dell’anno appena trascorso. Con molta probabilità ci sarà anche una vena di malinconia per il fatto di non riuscire a crederci fino in fondo, per quella nostalgia di quando da bambini credevamo che i regali davvero arrivassero dal cielo.

Eppure, guardando a quella vedova che guida il nostro anno associativo, colei che mette due monete nel tempio, vediamo che non le manca la speranza, altrimenti non avrebbe spiegazione il mettere “tutto quanto aveva per vivere” sapendo che non cambierà le sorti del mondo. Sarebbe proprio un sacrificio inutile e insensato. Quei due soldi poteva usarli per un panino, per un pacchetto di biscotti, almeno si sarebbe riempita un po’ la pancia.

E’ vero che se progettiamo in grande abbiamo bisogno di grandi risorse, ma se crediamo che anche dalle cose piccole possano nascere grandi cose allora non è più così necessario avere capitali spropositati. In Consiglio Pastorale Diocesano si è lavorato molto sul dare il giusto peso alle risorse finanziarie, è giusto saperle usare bene. Però è “peccaminoso” anche credere che per fare grandi cose servano “grandi opere” e tanti soldi! Un piccolo bambino in fasce contiene il mistero di Dio infinito, un granello di senape diventa un albero su cui ripararsi, pochi grammi di lievito danno Vita alla massa di farina. Il Padre celeste non sa più come dircelo di avere fiducia nelle piccole cose, di non confidare nella sola forza “umana” perché è fragile ma soprattutto porta alla guerra perché non basta mai per riempire il senso di insoddisfazione che abbiamo dentro. Solo Dio può colmare quel bisogno di amore che ci portiamo dietro fin dalla nascita e che invece di diventare stimolo per migliorare il mondo spesso si trasforma in “consumismo compulsivo”, in necessità di dominio sull’altro, sulla donna, sull’immigrato, sul collega di lavoro, tra le nazioni… La Pace è sapere che non abbiamo nulla da perdere, che quel vuoto non ci mangia e possiamo trasfigurarlo. E noi cristiani siamo fortunati perché sappiamo che Dio colma ogni mancanza, come abbiamo ascoltato in Avvento «ogni valle sarà innalzata». E’ un Padre buono che non abbandona i suoi figli, MAI, anche quando sulla croce non c’è più nulla da fare, anche quando la Shoah sembra aver vinto su tutto, anche quando l’ingiustizia sembra schiacciare le nostre vite.

Papa Francesco ci dice di guardare all’infinitamente piccolo, ci ha regalato un’enciclica splendida e profetica come la Laudato sii che pone attenzione alla biodiversità, al rispetto di ogni più piccola creatura dicendo che in quei frammenti infinitesimali c’è Dio che ci parla. E cos’è più grande che sapere che Dio ci sta accanto e ha un Regno di giustizia e Pace dove c’è un posto per ciascuno di noi? Di cosa dobbiamo avere paura? Però forse non ci crediamo davvero, rimane quella bella favola che diventando grandi non riusciamo a credere più neanche nel tempo di Natale.

L’augurio che faccio a tutti noi è che riusciamo a coltivare la rete di amicizie, la rete associativa pensando che possiamo ancora dare cose buone da mangiare a chi ci sta accanto, dare speranza, esperienze formative reali, gratuità nel dare che diventa abbondanza nel ricevere… Ci sembra impossibile, ci sembra che si debba sparire da un momento all’altro, ma questo accadrà solo quando smetteremo di credere a un Dio che si è fatto bambino, un Dio disposto a salvare Sodoma e Gomorra anche solo per un uomo giusto… se non ci crediamo noi non potrà farlo neanche Lui. Dio Padre non si impone, accoglie e accompagna, chiede a noi almeno di sperare.

In alto i cuori, Dio è presente molto più di quel che ci sembra, dobbiamo inforcare occhiali adatti, come quello sguardo di Gesù sulla vedova che nessuno notava, e vedremo i giovani, i ragazzi che spendono il loro tempo per vivere nel nome del Signore, il valore dell’AC che prova a farci sentire popolo, a farci sperimentare il senso di essere RESPONSABILI PER IL RUOLO CHE ABBIAMO (ed è un’operazione culturale/esistenziale di ENORME IMPORTANZA). Ogni tessera di Ac è il modo di ricordare alle persone che stanno vivendo una vocazione personale, che stanno rispondendo sì a Dio per la comunità. Non è vero che non ci sono più vocazioni, non è vero che non ci sono più operai, però dobbiamo guardarci per quel che siamo: donne, uomini, giovani, anziani e ragazzi che hanno sentito la presenza di Dio nella loro storia attraverso le persone che ci circondano e diciamo sì, io ci sono, sì io ci credo e ci voglio credere.

Buon 2018: sarà il frutto delle nostre azioni, della nostra capacità di guardarlo, della sapienza di accogliere la Sua presenza per quel che è, non per quello che vorremmo che fosse. Altrimenti diventiamo dei Magi che cercano Dio nei palazzi perché Dio è importante, mentre Lui sta nella casa sobria di Maria, ragazza-madre custodita da un uomo umile e in difficoltà… Quanta normalità divina!!

Flavio Gotta

Attraverso Papa Francesco l’America Latina ci restituisce il Vangelo?

Attraverso Papa Francesco l’America Latina ci restituisce il Vangelo?

 

In preparazione all’incontro con Marcelo Barros del 17 novembre abbiamo chiesto a Don Pavin di aiutarci nel capire le novità evangeliche che il Sud America ci ha dato, compreso Papa Francesco.

 

Un Papa piemontese? No: un papa sudamericano (anche se argentino, del paese forse meno “creolo”). Un papa tradizionalista -nel senso più vero- ci fa rivedere e risentire la fede dei padri.

-L’America Latina ci restituisce il Vangelo. Le fu imposto col colonialismo:  forse i secoli di sottomissione la spinsero a vedere il vangelo come “ev-angelo”, notizia di liberazione e di speranza. Come buona novella è penetrato davvero nella cultura di quelle popolazioni. Una inculturazione di cui forse solo ora, dopo cinque secoli, noi europei cominciamo a scoprire la “evangelicità”. Ora che cominciamo a renderci conto che il nostro intellettualismo, le nostre strutture organizzate e disciplinate, il nostro  esasperato e raffinato moralismo, sembrano portarci a un vicolo cieco, come a illuderci di salvarci da soli…

-Una chiesa povera per i poveri. Popolare, vicina alla gente, poco intellettuale: la rivincita della religiosità popolare.  Misericordia più che moralismo: è Gesù Cristo che ci salva, non la nostra bravura e abilità. Gioia e festa più che seriosità. Fratellanza più che “disciplina”…

Per noi la religiosità popolare è confinata nelle feste patronali (più impegno delle Pro-loco che delle parrocchie), o snobbata nelle persone anziane e “ignoranti e superstiziose”, secondo noi.  Per l’America Latina è fede incarnata, fisica, festosa, e per questo contagiosa. Riuscirà papa Francesco a trasmetterci  il suo stile, la sua fede evangelica, umile e povera?

-Ma davvero l’America latina è così?  Non siamo ingenui: sta inseguendo velocemente  la nostra modernità e, purtroppo, ci sta raggiungendo in fretta. (Forse il successo delle sette è una reazione a una modernità che toglie alla vita calore e spontaneità).

Ma questi valori evangelici, che ha mantenuto per tanti secoli, adesso ce li sta offrendo, come  salvezza da una fede che rischia di ridursi a scienza, da una morale che rischia di diventare superbia, da una struttura che rischia di apparire sempre più gestione di potere.

Nell’immediato post-concilio, ci siamo sfogati in tanti discorsi sulle comunità di base (discorsi, appunto, salvo qualche esperienza-limite mal digerita dalle nostre chiese), poi siamo diventati tutti esperti di Teologia della liberazione (ammirarla o temerla ci teneva svegli); adesso siamo invitati ad accogliere e vivere questi valori nella “normalità”  di un papa che vive così perché è normale, che si porta la nera borsa di cuoio perché è normale, che accoglie sulla porta i visitatori perché è normale, che saluta la gente all’uscita di chiesa perché è normale… Che accoglie le persone senza giudicarle… perché è Vangelo. (Gv 8,8“Neanch’io ti condanno: va in pace e non peccare più”)

 

Don Pavin, assistente diocesano e regionale dell’AC, missionario in Venezuela negli anni ’60