Attraverso Papa Francesco l’America Latina ci restituisce il Vangelo?

 

In preparazione all’incontro con Marcelo Barros del 17 novembre abbiamo chiesto a Don Pavin di aiutarci nel capire le novità evangeliche che il Sud America ci ha dato, compreso Papa Francesco.

 

Un Papa piemontese? No: un papa sudamericano (anche se argentino, del paese forse meno “creolo”). Un papa tradizionalista -nel senso più vero- ci fa rivedere e risentire la fede dei padri.

-L’America Latina ci restituisce il Vangelo. Le fu imposto col colonialismo:  forse i secoli di sottomissione la spinsero a vedere il vangelo come “ev-angelo”, notizia di liberazione e di speranza. Come buona novella è penetrato davvero nella cultura di quelle popolazioni. Una inculturazione di cui forse solo ora, dopo cinque secoli, noi europei cominciamo a scoprire la “evangelicità”. Ora che cominciamo a renderci conto che il nostro intellettualismo, le nostre strutture organizzate e disciplinate, il nostro  esasperato e raffinato moralismo, sembrano portarci a un vicolo cieco, come a illuderci di salvarci da soli…

-Una chiesa povera per i poveri. Popolare, vicina alla gente, poco intellettuale: la rivincita della religiosità popolare.  Misericordia più che moralismo: è Gesù Cristo che ci salva, non la nostra bravura e abilità. Gioia e festa più che seriosità. Fratellanza più che “disciplina”…

Per noi la religiosità popolare è confinata nelle feste patronali (più impegno delle Pro-loco che delle parrocchie), o snobbata nelle persone anziane e “ignoranti e superstiziose”, secondo noi.  Per l’America Latina è fede incarnata, fisica, festosa, e per questo contagiosa. Riuscirà papa Francesco a trasmetterci  il suo stile, la sua fede evangelica, umile e povera?

-Ma davvero l’America latina è così?  Non siamo ingenui: sta inseguendo velocemente  la nostra modernità e, purtroppo, ci sta raggiungendo in fretta. (Forse il successo delle sette è una reazione a una modernità che toglie alla vita calore e spontaneità).

Ma questi valori evangelici, che ha mantenuto per tanti secoli, adesso ce li sta offrendo, come  salvezza da una fede che rischia di ridursi a scienza, da una morale che rischia di diventare superbia, da una struttura che rischia di apparire sempre più gestione di potere.

Nell’immediato post-concilio, ci siamo sfogati in tanti discorsi sulle comunità di base (discorsi, appunto, salvo qualche esperienza-limite mal digerita dalle nostre chiese), poi siamo diventati tutti esperti di Teologia della liberazione (ammirarla o temerla ci teneva svegli); adesso siamo invitati ad accogliere e vivere questi valori nella “normalità”  di un papa che vive così perché è normale, che si porta la nera borsa di cuoio perché è normale, che accoglie sulla porta i visitatori perché è normale, che saluta la gente all’uscita di chiesa perché è normale… Che accoglie le persone senza giudicarle… perché è Vangelo. (Gv 8,8“Neanch’io ti condanno: va in pace e non peccare più”)

 

Don Pavin, assistente diocesano e regionale dell’AC, missionario in Venezuela negli anni ’60