In questi giorni siamo rimasti tutti molto colpiti dalla improvvisa situazione di guerra in cui ci siamo trovati nel nostro Continente.  Sembra di essere tornati indietro nel tempo ai momenti peggiori del secolo scorso.

E’ vero, tuttavia, che la condizione umana ha sempre dovuto scontrarsi  con questo tipo  di eventi proprio per l’innata incapacità umana di saper superare i nostri egoismi di parte, di vedere solo gli interessi immediati, di lasciarsi trascinare dalle ideologie che trovano terreno fertile  in quei nazionalismi che hanno già portato tanto male e tanta devastazione negli ultimi secoli.

Ma non possiamo certo accettare l’idea che la guerra  non sia qualcosa di estirpabile dalla storia umana. La violenza nasce dal male profondo e radicato che c’è nel cuore degli esseri umani,  ma gli esseri umani sono chiamati appunto a combattere il male, non a lasciarsi schiacciare dal male.

Questo vale per tutti, ma a maggior ragione per chi ha accolto la novità del Vangelo e sa che con la forza del Vangelo si può cambiare il mondo.

Abbiamo ascoltato ora nel brano di Giovanni Gesù che dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La pace di Gesù non è solo il saluto che ci si scambia nelle lingue semitiche, è qualcosa di molto più profondo, indica la presenza del Risorto, è la stessa parola che Gesù usa nell’incontro con i discepoli al cenacolo nel giorno di Pasqua,  indica l’accoglienza reciproca che nasce dalla conoscenza profonda del suo messaggio, dopo aver ricevuto quel dono dello Spirito che insegna ogni cosa.

La pace che Gesù ci dona è proprio quella capacità di amare l’altro, che supera ogni chiusura.

Pregare per la pace per noi cristiani indica prima di tutto il desiderio di conversione che deve essere presente in ciascuno di noi. Chiamati tutti noi a convertirci al Vangelo, come diremo domani in occasione della imposizione delle ceneri. Chiamati a convertirci al Vangelo per guardare agli altri con occhi nuovi.

Convertirci al Vangelo per superare le nostre ingiustizie, il nostro rifiuto nei confronti degli altri, per pensare ad una umanità rinnovata, dove il posto privilegiato sia per chi è più debole e per chi è più povero.

Questa è la pace che Gesù ci ha indicato e ci ha lasciato.  Tocca a noi tradurla nelle vicende della storia, nel non accettare mai nessuna idea che ci faccia rifiutare l’altro e le sue esigenze, nel permettere  i privilegi che uccidono la giustizia e l’equa partecipazione di tutti alle risorse della Terra.

Preghiamo questa sera insieme perché il Signore converta prima di tutto i nostri cuori  e perché il male che come umanità sempre operiamo  non ci porti ancora una volta a produrre morte e distruzione.

Chiediamo insieme la pace al Signore questa sera non per salvaguardare la nostra tranquillità e il nostro benessere, ma perché vogliamo sperare e operare per un mondo migliore. Un mondo in cui ci sia posto per tutti  e in cui la libertà di ciascuno sia considerata una ricchezza per tutti e non un limite agli interessi di qualcun altro.

Gesù ci dice nel Vangelo di Giovanni che ogni persona può essere luogo della presenza di Dio: “verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Se riconosciamo questa presenza di Dio nell’altro ci apriamo ad una prospettiva di novità che cambia veramente il mondo.

Mons. Luigi Testore – Vescovo di Acqui

 

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