Lunedì prossimo 17 gennaio, alle ore 21, per iniziativa della Commissione per l’ecumenismo ed il dialogo con le religioni e dell’Azione cattolica della diocesi di Acqui, si celebrerà la  la 33ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei.
I tempi di pandemia hanno, purtroppo, imposto lo svolgimento di questa iniziativa con la sola forma a distanza a cui tutti, però, possono partecipare collegandosi alla piattaforma Zoom (https://us02web.zoom.us/j/83895434945?pwd=VDlSQnBjemdwSFhaVTdSaENKU1JSUT09)

Essa sarà guidata dal nostro Vescovo, mons. Luigi Testore e dal rabbino capo della Comunità ebraica di Genova, dott. Giuseppe Momigliano, a cui sarà affidato il compito di commentare la parola di Dio al centro dell’iniziativa; un’iniziativa che si articolerà in momenti di preghiera e di riflessione.

Il testo biblico scelto per la celebrazione sono i versetti da 1 a 23 del capitolo 29 del libro del profeta Geremia, particolarmente in sintonia con il tempo complesso di pandemia che stiamo attraversando.  In questo passo, infatti, il profeta interpreta l’esilio il popolo ebraico sta vivendo a Babilonia come se si trattasse di un “nuovo esodo”: Israele si trova in mezzo ai pagani, ben distante dalla “terra della promessa”: in questa situazione la comunità in esilio aveva una duplice tentazione: perdere ogni speranza e costruire una comunità chiusa, distaccata e ripiegata su se stessa.

Analogamente noi, nella pandemia, come credenti, viviamo le stesse tentazioni: perdere la speranza e chiuderci in comunità sempre più chiuse in se stesse. Le parole del profeta Geremia invitano, invece, a “stare positivamente dentro la realtà”, a mettere radici e a starci in modo costruttivo. Ci invitano, anche come comunità di fede, ad uscire dal rischio della “depressione” e della chiusura difensiva per essere capaci di lavorare per la costruzione della società e generare nuova speranza.

Come cristiani e come ebrei possiamo aiutarci ad affrontare tale sfida, perché la Promessa di Dio resta costante nella storia. Il Signore lavora per “rigenerare”, per “far ricominciare”.
Egli è fedele e non abbandona il suo popolo. Ogni crisi (anche quella generata dalla pandemia!) è una buona occasione, un tempo favorevole da “non sprecare”: per essere seminatori di speranza.

La celebrazione di questa Giornata è, infine, una significativa opportunità per sottolineare il vincolo particolare che lega Chiesa e Israele e per guardare alle comunità ebraiche attuali con la certezza (come dice papa Francesco) che “Dio continua ad operare nel popolo dell’Antica Alleanza e fa nascere tesori di saggezza che scaturiscono dal suo incontro con la Parola divina”.

Domenico Borgatta