Anche l’Azione Cattolica Diocesana ha partecipato “fisicamente” all’ordinazione episcopale di Mons. Luigi Testore, ecco alcune immagini e sottolineature della giornata. L’ingresso da Vescovo della nostra Diocesi sarà l’11 Marzo alle ore 15,30

Sant’Ambrogio (chiesa scelta per l’ordinazione di mons. Testore)
Basilica peleocristiana, ricostruita in epoca romanica, chiesa antica, ma sempre nuova che accoglie il fedele e lo invita alla preghiera e alla meditazione …
«La religione delle chiacchiere, delle parole vuote, delle parole cattive, delle mormorazioni, che insinuano sospetti e seminano discredito, delle lamentele deprimenti che diffondono scontento, delle domande che non vogliono ascoltare le risposte, non è quella dei discepoli del Signore Gesù. La religione degli orpelli non è quella che noi pratichiamo, dei doni offerti per esibire il donatore piuttosto che per onorare il destinatario, delle devozioni arbitrarie praticate per affermare l’originalità di chi le inventa, invece che per aiutare la preghiera sincera dei credenti; la religione che ingombra il tempio di cianfrusaglie come se non sopportasse la semplicità e la sobrietà, non è quella dei discepoli del Signore. La religione delle paure, non è la religione che siamo chiamati a vivere: quella delle pratiche desiderate come rassicuranti per placare un Dio che potrebbe arrabbiarsi, delle causalità arbitrarie che interpretano il soffrire come un castigo. La religione dei mercanti, degli esaltati, dei privilegiati, delle nostalgie, non sono forme autorizzate per i discepoli» (dall’omelia di mons. Mario Delpini).

 

Vocazione di Matteo (icona biblica dalla quale mons. Testore ha tratto il suo motto episcopale Surgens secutus est eum = Alzatosi lo seguì Mc 2,14):
In una buia stamberga irrompe una luce, i presenti, colti di sorpresa, si voltano, l’unico che rimane chino, intento ai suoi traffici è proprio Matteo, il chiamato.
«Gesù vede l’uomo seduto, vede l’uomo rassegnato, ma Gesù vede più in profondità e vede in quest’uomo seduto e rassegnato il suo desiderio o forse il suo sogno di alzarsi in piedi, di essere libero, di essere felice e lo chiama: Seguimi, non per meriti, non per dovere, non per un’ambizione velleitaria. Seguimi, perché io ti chiamo, perché io sono mandato a guarire a perdonare. La salvezza di Dio si compie come vocazione che apre a un nuovo orizzonte, che rende partecipi della comunione con Gesù. Seguimi, vieni con me!» (dall’omelia di mons. Mario Delpini)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E noi, AC… che Chiesa sogniamo? (appuntamento al Consiglio Diocesano dell’11 Marzo)