domenica la Giornata del Migrante e del Rifugiato

MIGRANTI E RIFUGIATI: LA RESPONSABILITA’ DI CAPIRE E DI COMUNICARE

Domenica si è celebrata la Giornata del Migrante e del Rifugiato, centrata quest’anno in particolare sulla condizione dei minori. Numerose le iniziative e gli interventi in tutt’Italia. Ne hanno dato qualche riscontro i media nazionali. E’ quindi opportuno ragionarne anche nel nostro piccolo contesto, che peraltro condivide – volente e o nolente – le vicende generali.
Si tratta di un fenomeno molto complesso. Se vogliamo uscire dai facili slogan, occorre riferirsi ad alcuni punti fermi, che riguardano principalmente due aspetti:

1) Anzitutto la natura, le cause e le dimensioni del fenomeno migratorio, e in particolare dei rifugiati e richiedenti asilo: si tratta di flussi che dipendono principalmente da due fattori: chi fugge da situazioni di guerra e di persecuzione (per i quali è possibile il riconoscimento di rifugiati e l’asilo politico) e quanti fuggono da situazioni di fame e miseria alla ricerca di un lavoro e di un futuro per sé e per la propria famiglia. Sono cause che difficilmente possono essere fermate da muri e filo spinato. Le oscene immagini di questi giorni alle frontiere balcaniche, l’ecatombe di vite nel
Mediterraneo, la condizione di migliaia di bambini e ragazzi (sovente soli, perciò ancor più vulnerabili e impossibilitati a far sentire la propria voce) ne sono la drammatica conferma. Così come il fenomeno di quanti sono immigrati e si sono inseriti nella nostra società non è reversibile, a maggior ragione per quanti sono figli di immigrati di seconda generazione. Quindi: quale convivenza vogliamo costruire ?
2) Il secondo aspetto è l’atteggiamento con cui guardiamo al fenomeno: è l’elemento determinante, perché sta alla base dei giudizi che diamo sulle persone coinvolte e sulle iniziative e provvedimenti politici e amministrativi necessari a governare il fenomeno. Quindi proprio questo ‘sguardo’ è il primo e decisivo elemento, che riguarda la responsabilità di tutti e di ciascuno: se lo sguardo è corretto produce atteggiamenti costruttivi, se lo sguardo è distorto o manipolato produce errore. In proposito, è necessario anzitutto distinguere bene tra immigrazione e terrorismo, tra musulmani e terrorismo, tra migrazione e criminalità: infatti identificare questi fenomeni non corrisponde alla realtà, produce pregiudizio e sofferenza, alimenta “le guerre tra poveri”.

LE PAROLE DEL PAPA. Nel messaggio per la Giornata del migrante, Francesco richiamano il Vangelo quando si sofferma sulla “responsabilità di chi va contro la misericordia: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6)” … “Sono in primo luogo i minori a pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi. La corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili comporta anche lo sviluppo di aberranti piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori e, in generale, la privazione dei diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia” … “Pur senza misconoscere le problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle migrazioni, come pure le difficoltà connesse all’accoglienza dignitosa di queste persone, la Chiesa incoraggia a riconoscere il disegno di Dio anche in questo fenomeno, con la certezza che nessuno è straniero nella comunità cristiana, che abbraccia «ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7,9). Ognuno è prezioso, le persone sono più importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità dell’essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità, come nel caso dei minori migranti”. Per questo papa Francesco, richiamando un analogo messaggio di Benedetto XV del 2008, indica la necessità di “puntare sulla protezione, sull’integrazione e su soluzioni durature” che riguardano sia gli interventi nei paesi d’origine sia quelli interni e locali.

PROGETTI PER LA PROTEZIONE E L’INTEGRAZIONE. Mons.Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana, sottolinea la responsabilità di quanti governano e degli operatori della comunicazione “senza la superficialità gridata da chi parla tanto di migranti ma forse non ha mai parlato con i migranti e senza il cinismo di chi forse non ha mai incrociato lo sguardo smarrito e implorante di una famiglia migrante fatta di uomini, donne e bambini”. Occorre invece misurarsi con progetti realistici, con provvedimenti che facilitino l’inserimento dei migranti nella nostra società. Da qui l’apprezzamento per quanti lavorano per la protezione e l’integrazione: dalle forze dell’ordine agli insegnanti, dai volontari e agli operatori della cooperative sociali che gestiscono direttamente i diversi aspetti dell’accoglienza e dell’integrazione, sovente con grande sacrificio personale.
Crediamo che quanto ci indicano il Papa e i Vescovi corrisponda a quanto suggerisce la coscienza cristiana orientata al Vangelo. Certo è un’indicazione “scomoda” che smuove le nostre certezze e sicurezze. Che ci chiede una “conversione”. Ma che ci può aiutare ad affrontare in modo positivo le nostre paure. E ci guida ad assumere le nostre responsabilità di cristiani e di cittadini. Una indicazione che interpella tutti, a partire da quanti hanno responsabilità educative e culturali, sociali e politiche. Non si tratta di “buonismo”, bensì appunto di responsabilità.

L’USO DISTORTO DELLA VICENDA MIGRANTI. E’ infatti scandaloso l’uso che della vicenda migranti/rifugiati viene fatto a livello politico, per conquistare una manciata di voti, facendo leva sulle paure e sulla rabbia (più o meno giustificate). Uso il termine ‘scandaloso’ perché chi fa leva sul pregiudizio e semina paura e ostilità ha responsabilità ben precise, a cominciare dall’uso dei social network o dei discorsi pubblici: infatti, pregiudizio e ostilità creano atteggiamenti di chiusura, alimentano a loro volta pregiudizi e ostilità contrarie, fanno salire i rischi, la violenza e l’insicurezza. E’ questo il futuro che vogliamo costruire per i nostri figli e nipoti ? Ma questo uso ‘politico’ distorto della vicenda migranti è scandaloso anche per un altro aspetto: pregiudizi e ostilità non aiutano a individuare le soluzioni opportune e possibili ai problemi (reali) che la migrazione e l’integrazione pongono, anzi allontanano dalla possibilità di attuare interventi positivi. Interventi possibili solo con la collaborazione di tanti: accoglienza e integrazione, infatti, non riguardano solo alcuni tecnici della sicurezza e specialisti della solidarietà, ma l’atteggiamento diffuso di tutta una comunità. Ed in primo luogo di quanti la amministrano.

Vittorio Rapetti