Sabato 5 novembre mons. Anfossi nei locali del Duomo
L’attualità del messaggio di Charles De Foucauld
Il mondo di oggi offre, purtroppo, pochi strumenti di interpretazione. Anzi, una delle cifre che lo caratterizzano è la confusione. La società in cui viviamo è stata spesso definita da grandi sociologi come una “società liquida”; una società, cioè, in cui si fa fatica a trovare un terreno di sicuro appoggio.
Eppure, tutti gli uomini (e i cristiani -tutti, non solo i giovani- ancor di più) hanno bisogno di trovare una qualche bussola che aiuti ad individuare il cammino da percorrere nella vita.
Nella nostra tradizione cristiana, fin dagli inizi, nacque e crebbe l’attenzione verso coloro che prima di noi avevano vissuto la fede in modo così straordinario da diventare esempi per tutti.
All’inizio (dopo gli apostoli) furono i martiri ad attrarre l’attenzione dei cristiani; poi, passato il tempo delle persecuzioni, l’attenzione si rivolse ai monaci e alcuni di loro divennero così “popolari” da costituire un esempio per tutti i cristiani. Basti ricordare sant’Antonio, uno dei grandi monaci, ancor oggi popolarissimo.
Nella cultura orientale, i santi (e, addirittura le loro icone e le loro reliquie) restano una guida molto seguita, anche oggi, dal popolo credente. Essi, dicono i teologi ortodossi, sono delle finestre che ci permettono di vedere (e di capire) qualcosa del mondo di Dio.
E’ per riflettere su questi temi che gli adulti dell’Azione cattolica diocesana invitano tutti ad un incontro che avrà come tema “”Vivere e annunciare il vangelo, in una chiesa umile e povera”.
A sostenere la trama di questa ricerca e riflessione sarà l’attualità del messaggio di un cristiano del secolo scorso, Charles de Foucauld, del quale in questi giorni cade il centenario della morte.
L’incontro si terrà nei locali della parrocchia della Cattedrale di Acqui a partire dalle 17.30 di sabato 5 novembre. Ad introdurre la riflessione dei partecipanti è stato chiamato uno dei massimi conoscitori della spiritualità di Charles de Foucauld, monsignor Giuseppe Anfossi, vescovo emerito di Aosta.
Il programma prevede, oltre alla riflessione introduttiva, la conversazione tra i partecipanti, momenti di preghiera e una cena condivisa alle ore 20. La conclusione alle 22. La scelta di farsi guidare, nella ricerca di una bussola per il discernimento cristiano dalla vita e dalla spiritualità di Charles de Foucauld, non è dovuta solo alla ricorrenza del centenario della morte di questo personaggio ma, soprattutto, all’attualità del suo approccio alla vita cristiana.
Egli, ucciso cent’anni fa a Tamanrasset, nel profondo deserto del Sahara, fu un personaggio straordinario: nobile francese, soldato gaudente e esploratore senza fede, si converte e vive una vita di eremita, prima in una trappa in Siria, poi i a Nazareth, in Palestina e, infine, nel Sahara dove troverà la morte, i1 I° dicembre del 1916.
Una vita senza grandi clamori, che, dopo l’accademia militare a Saint Cyr, si apre a Dio nel luogo più impensato: mentre compie la prima esplorazione di un occidentale nel Marocco, nel 1883.
Chiamerà “Reconnaissance au Maroc” il libro in cui la descrive. E questa parola (“Reconnaissance”) resterà impressa nel cuore di Charles, perché lì, in Marocco, ha scoperto l’ospitalità sacra dei musulmani, lì ha scoperto senza prevederle lealtà e amicizia, lì ha imparato il valore della povertà, dell’abbassarsi, del nascondersi e soprattutto lì la fede vissuta e proclamata da chi viveva nell’Islam ha suscitato in lui la crisi spirituale che lo condurrà ad incontrare Dio.
Charles de Foucauld ha conosciuto da vicino la fede dell’Islam durante l’esplorazione del Marocco del 1883- 84, e progressivamente condividerà con i musulmani la fede nel Dio “più Grande”, l’Unico degno di obbedienza e adorazione.
Per questo porrà sempre, insieme ai musulmani, l’adorazione, lo stare in silenzio “ai piedi” di Dio, al primo posto di ogni forma di preghiera e di rapporto con Lui.
Da ciò deriva la profonda fiducia nell’opera di Dio in tutti gli uomini: Dio opera in loro e la missione dei cristiani consiste non tanto nelle grandi opere ma nella fraterna condivisione giorno per giorno della faticosa esperienza dei fratelli.
I cristiani sono chiamati a predicare la bontà di Dio “tete à tete”: da persona a persona, a tu per tu, tessendo delle relazioni di amicizia sincera con tutti, consapevoli che Dio è già all’opera nel cuore di tutti.