La sfida di una associazione aperta e trasversale.

Ogni anno questo è il periodo dei preparativi, dell’organizzazione, del “raccogliere i frutti” di un anno di formazione per gli educatori, del rimboccarsi le maniche per una nuova estate di campi. È questo il momento in cui ciascuno di noi si mette di fronte alla propria coscienza e si chiede: “Cosa ho fatto per migliorare il mio modo di stare coi ragazzi, di rapportarmi a loro, di essere Testimone e non semplice dispensatore di nozioni?” e si mette in gioco nella preparazione delle tracce, per un servizio consapevole e generoso.

Perché di generosità si tratta e di gratuità; di metterci del proprio e spesso a proprie spese (di tempo, fatica e impegno); di fare dono di sé verso i più piccoli, sapendo che il dono più grande sarà ciò che vivremo.
Questo nostro servizio – anzi Servizio, perché ha (e deve farlo!) origine in quel “anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14) – prende forma nella misura in cui noi mettiamo nelle mani di Dio quello che siamo, consci dei nostri limiti, ma aperti all’altro; speranzosi dei frutti che una sana collaborazione può portare al compimento del Suo progetto.

Con questo spirito di collaborazione, quest’anno ci sono due novità importanti.
La prima riguarda il campo educatori, trampolino di lancio delle attività estive a Garbaoli, il quale non deve ridursi ad un “lasciapassare” per poter far parte dell’équipe di un campo, poiché non è l’unico appuntamento di formazione e poiché si richiede una coscienza nuova ed una visione in cui i ragazzi sono al centro di tutto e non la nostra visione delle cose. Questa novità, nell’intenzione della Presidenza diocesana e già annunciata nell’ultimo Consiglio allargato, riguarda l’apertura del campo agli educatori di tutte le realtà parrocchiali che organizzano attività estive. Questo perché l’AC non è cosa di pochi, questo perché l’AC guarda le realtà con cui si confronta nelle varie comunità, questo perché lo stile Garbaoli è spesso trasversale a Garbaoli stesso, questo perché si vuole, nel nostro piccolo, “uscire” dalle nostre comodità e andare incontro agli altri, in un’ottica di un obiettivo comune: i ragazzi.

La seconda riguarda invece una visione “statutaria” dei campi estivi di Garbaoli, proprio perché organizzati, gestiti ed in capo all’Azione Cattolica diocesana. L’attenzione ai ragazzi, ricordano i documenti associativi, è un’attenzione dell’associazione tutta e l’ACR non è un settore a sé, ma una articolazione, in cui rappresentanti di giovani e adulti vengono responsabilizzati alla cura dei ragazzi. Per questo fine, quest’anno si porrà un maggior riguardo nei confronti della presenza di adulti come stretti collaboratori e membri delle équipe all’interno dei campi, ACR e non. La collaborazione tra diverse fasce d’età, diverse generazioni, vuole essere una sempre più naturale estensione delle vite comunitarie, perché se Garbaoli rimane un’isola felice, a sé stante, non ci coinvolge nell’intimo e non rivoluziona le nostre vite. Si dovrebbe tornare a ripetere a tutti (anche agli educatori!!) a fine campo: “Garbaoli non finisce qui, Garbaoli continua nelle nostre comunità”.
Paolo, Lucia e l’Équipe diocesana ACR