Il 2016 si è aperto nel segno dei migranti. Le iniziative realizzate si sono concentrate su questo tema che è complesso, che subisce speculazioni e diventa terreno di scontro politico dimenticandosi che ci sono persone in carne ed ossa che vivono questo dramma.

Mohammed, Abdullah, Mamadu, Afa… a volte non siamo neanche capaci a pronunciare il nome di questi nostri fratelli e sorelle che per un motivo o per un altro lasciano tutto, rischiano la vita in un viaggio che gli costa tanto (4-8.000 Euro), in mano ai trafficanti di uomini, che li fa arrivare in una terra che non conoscono e in cui devono ricostruire tutto, affetti compresi. Superficialmente si può pensare che a loro interessi solo il lavoro, ma spesso fuggono da luoghi in cui è impossibile vivere (e spesso l’occidente industrializzato ha responsabilità dirette o indirette, il Papa ce lo ripete costantemente), però quando arrivano qui vivono anche uno shock affettivo: proviamo a immaginare noi a 20-30 anni, lontano dalla moglie, fidanzata, dalla famiglia in un luogo in cui non capiamo neanche la lingua, senza lavoro e documenti. Dopo le esigenze di prima necessità (letto e cibo) dopo aver tamponato i problemi burocratici (e quanti ce ne sono!!!), con un lavoro saltuario e sottopagato ma che ci permetta di sbarcare il lunario, rimane la difficoltà di relazioni umane. E non c’è denaro che le possa costruire. Sono persone, fratelli, uomini e donne che come noi amano la vita e bussano alle porte della nostra umanità. Hanno limiti e piccolezze come tutti noi, ma senza relazioni chiunque si incattivisce o entra in depressione, preferirebbe morire. L’uomo è un animale sociale, ci dicevano a scuola… l’Uomo, alla luce del Vangelo, trova la Salvezza nell’Amore, nell’incontro con chi è Altro da sé.

Questo lo abbiamo vissuto anche perché oltre alle parole negli appuntamenti diocesani di formazione, abbiamo incontrato gli “esteri” presenti tra noi.
Il 4 febbraio abbiamo presentato il Dossier immigrazione a Canelli e a seguire il 14 febbraio a Ovada i ragazzi dell’ACR hanno riflettuto sul legame tra Pace e fenomeni migratori.
Nella stessa giornata gli adulti hanno incontrato Abdul dell’Eritrea, hanno ascoltato la sua storia comprendendo un po’ meglio cosa voglia dire attraversare mezza Africa, la Libia, il mare, sempre considerati “irregolari” e pagando in anticipo chi poteva consegnarli alla polizia invece di trasportarli a destinazione. L’8 Marzo i giovani si sono trovati a Canelli e hanno incontrato i minorenni richiedenti asilo che sono nella comunità Pegaso (realizzata dalla Crescereinsieme nei locali messi a disposizione dalla Parrocchia del Sacro Cuore e ristrutturati con il contributo degli Oblati di San Giuseppe). Con loro hanno anche suonato e ballato, hanno mischiato le
culture apprezzandosi vicendevolmente. Ad aprile gli adulti hanno compiuto un ulteriore passo per capire cosa può fare ognuno di noi, in concreto, non fuggendo dalle proprie possibilità.

A volte basta un saluto, un dialogo, un “farsi prossimi” nel senso più semplice e letterale. Come dice Papa Francesco, abbattere i muri del pregiudizio e costruire ponti di conoscenza. Poi esistono anche tanti altri modi di creare concrete possibilità per queste persone.

Tutto ciò è sfociato anche in un piccolo impegno concreto anche da parte dell’AC diocesana: abbiamo dato in uso il Centro Diocesano di Acqui per la scuola di italiano per migranti. E’ bello vedere che un edificio costruito dai nostri soci, i nostri “padri e madri spirituali” nell’immediato dopo guerra, non sia un insieme di mura ma un luogo di vita. Con la Crescereinsieme (in accordo con la Prefettura e lo SPRAR) abbiamo stipulato un accordo per cui tre mattine alla settimana nel Salone Gigi Merlo vengono 34 rifugiati richiedenti asilo di Acqui (ci sono due gruppi da 4 e 7 persone ospitate in due appartamenti della Diocesi e della parrocchia del Duomo) Bistagno, Cassine, Rivalta Bormida e Cartosio ed insieme si costruisce una reale integrazione, ci si conosce e si fornisce qualche strumento in più per vivere in Italia. Questa attività si aggiunge a un impegno che da anni va avanti con il Sig. Deriu che offre 3 giornate del suo tempo, sempre nel Centro Diocesano di AC, per dare istruzione alle donne, principalmente magrebine, che vivono ad Acqui con la famiglia.
In questo modo tutta la settimana c’è “Vita” in Centro Diocesano, al mattino con le scuole per i migranti, alla sera con i nostri incontri di programmazione, i giovani che preparano le tracce per Garbaoli o le iniziative che facciamo per camminare accanto al Signore della Vita, quel Gesù che non ha fatto distinzione di razza ma si è dato per tutti.

E ora si apre la seconda parte dell’anno: Veglia di Pentecoste, Pellegrinaggio Adulti e tutta la stagione estiva a Garbaoli o ai campi-scuola in parrocchia. Buona evangelizzazione della Vita a tutti!!!
Flavio Gotta – Presidente Diocesano dell’AC