“La Chiesa non può fare a meno dell’Azione Cattolica… di un gruppo di laici che, fedeli alla loro vocazione e stretti attorno ai legittimi Pastori, siano disposti a condividere, insieme con loro, la quotidiana fatica dell’evangelizzazione in ogni ambiente”. (Giovanni Paolo II ai partecipanti all’XI Assemblea Nazionale dell’AC, 26 aprile 2002)

L’atto formale di adesione all’Azione Cattolica, è il tesseramento, quando cioè di solito ciascun aderente è chiamato a celebrare la propria scelta, ripetendo con decisione il proprio sì, sull’esempio di Maria. Ma cosa significa veramente?

E’ un sì che si dice insieme perché aderire all’AC significa scegliere di vivere da laici, insieme, la propria chiamata alla santità, partecipando attivamente alla vita dell’associazione quale piena esperienza di Chiesa. La dimensione associativa, grazie anche alla proposta del gruppo, aiuta a maturare la propria vocazione ad annunciare il Vangelo laddove si vive ogni giorno.

Ha ancora senso oggi aderire all’AC? Noi crediamo di sì, per una serie di motivi. Far parte dell’AC significa essere co-protagonisti, aiutati da un’associazione che agisce sulla dinamica comunitaria come un volano, il quale restituisce energia e slancio nei tempi morti della stanchezza e dello smarrimento. Al di fuori dell’esperienza associativa spesso può assalire la tentazione di vivere il battesimo abbandonandosi alle intermittenze della spontaneità e illudendosi che questo faccia bene alla salute (personale e comunitaria). A volte può capitare di vivere con slancio certi periodi sulla scia di forti leadership presenti all’interno della comunità (sacerdoti, animatori, religiose, ecc…). Purtroppo sappiamo che tutto cambia e i cicli finiscono e che questa non è la maniera di fondare la nostra scelta cristiana e missionaria all’interno della Parrocchia.

E’ proprio la Parrocchia l’ambito privilegiato dall’AC per spendersi nel servizio pastorale e missionario; in essa continua ad attingere l’essenziale della formazione di cui le persone hanno bisogno: quella che si riceve essendo parti di una comunità. In altre parole si può anche dire che aderire all’Azione Cattolica è: voce del verbo “essere cristiani”. Insieme. Da laici, nel servizio appassionato e corresponsabile alla missione evangelizzatrice di tutta la Chiesa. Sono le persone a comporre l’Associazione: questo significa che in primo luogo ciò che conta sono il cuore, la disponibilità e la creatività delle persone, disposte a giocarsi nella novità di un cammino di santità e di impegno missionario.

La scelta associativa missionaria dà un’impronta forte e decisa alla coscienza delle persone, che è frutto di un confronto attivo con il mondo di oggi e i suoi interessi, i suoi temi, le questioni che lo coinvolgono. In parrocchia e nella diocesi, questo significa farsi carico del proprio territorio e della sua realtà. L’AC deve, per l’aderente, diventare il luogo in cui si verifica in maniera ricorrente l’incontro di ciascuno con il Signore Gesù, incontro che, condiviso in una esperienza comunitaria, provoca giorno dopo giorno passi in avanti sul cammino della santità, da laici.

Questo credo sia il motivo da ricercare per aderire consapevolmente all’AC, a misura delle diverse età. E questa situazione è data quando l’esperienza di vita associativa proposta è bella, possibile e attenta alla persona, coltivando un rapporto a tu per tu che interpelli, coinvolga, renda protagonisti! In questo contesto, allora, si tratta di un’adesione a un percorso formativo, a una proposta di fede, a un modo di stare nella Chiesa e nel mondo: è un’appartenenza, come ci ricorda lo Statuto (art. 15). Vale la pena, allora, innanzitutto formarci e formare all’adesione come discernimento e scelta, come proposta spirituale, come esperienza formativa in sé, perché ci educa ad una fedeltà, ad un servizio, ad un contributo personale concreto, ad una corresponsabilità, a un progetto a lungo termine e condiviso con altre persone ed altri gruppi in tutt’Italia.

Ecco l’importanza di donare anche ai ragazzi l’opportunità di fare un cammino che è comune a quello di migliaia di altri gruppi ACR di tutta Italia, con la possibilità di incontrarsi e di scambiarsi esperienze di vita. In ACR si diventa grandi e si cresce in compagnia di educatori, giovani o adulti di AC preparati, abituati al confronto con la più ampia realtà diocesana e alla formazione sia cristiana che tecnico-associativa e i ragazzi prendono coscienza di appartenere alla Chiesa, concretamente con la vita parrocchiale e diocesana e ad una realtà dove esiste una continuità (..andare in Chiesa non è roba solo da bambini!..). Il cammino che viene proposto li aiuta a prepararsi all’incontro personale con Gesù nei Sacramenti, nella vita della Chiesa, nel servizio ai fratelli sulla base delle proprie attitudini personali, nella scoperta e risposta alla propria vocazione. Crescendo, questo senso di appartenenza all’associazione, aiuta a trovare spazi di servizio nuovi all’interno della comunità parrocchiale, diocesana e civile e a vivere la propria chiamata con un’ottica più ampia, perché motivata da una globalità di esperienze vissute o percepite all’interno di un’associazione così vasta.

L’associazione, che dal Concilio Vaticano II ha ricevuto nuovo slancio e ha saputo rinnovarsi, accogliendo questo grande dono dello Spirito alla Chiesa, anche oggi cammina in sintonia con Papa Francesco, che insiste col ripartire dalle periferie (che spesso sono quelle esistenziali, con le quali tutti veniamo a contatto), che ci invita all’accoglienza e alla fraternità, e che ci dice di guardarci intorno, di alzarci e andare in fretta incontro ai fratelli, senza aspettare che siano gli altri a cercarci. Un caro e sincero augurio a tutti di vivere la nostra adesione in maniera “piena”.

Barbara Grillo – vicepresidente adulti Diocesi di Acqui