Affollato e intenso incontro domenica 1 Maggio alla Biblioteca Civica Monticone di Canelli per raccontare un percorso di giustizia che ha permesso a responsabili della lotta armata e parenti delle vittime degli Anni di piombo di “tornare a vivere”. Sono le parole con cui Giovanni Ricci ha definito i frutti del cammino raccontato nel “Libro dell’incontro”. In questi anni ha potuto confrontarsi con i responsabili dell’attentato di via Fani dove è stato ucciso suo padre, carabiniere della scorta di Aldo Moro. In questo nuovo contesto di libertà ha potuto chiedere “perché” proprio suo padre? Fino a quel momento la sua vita era inchiodata all’immagine di quel corpo crivellato riverso sulla strada vista sull’edizione speciale de La Repubblica del 16 marzo 1978. Giovanni aveva 12 anni.

Manlio Milani ha sottolineato come sia stato aspro in tanti passaggi il loro cammino ma poi vedere che dietro alle ideologie, alle lotte, alle sofferenze ci siano delle persone, dei volti, ha portato tutti a tornare un po’ più uomini. A lui la strage di Piazza della Loggia ha portato via moglie e amici. Gli attentati, le morti, gli scontri, la violenza porta a disumanizzare sia le vittime che i responsabili, tutti hanno dovuto fare un lungo cammino per ritrovare se stessi. Ma loro sono solo l’anello debole, coloro che direttamente hanno subito le prime conseguenze; tutta la catena, tutta la società ha bisogno di tornare a essere umana, perché quegli atti sono il frutto di un contesto, della pressione-volontà di ogni singolo. Il libro è un regalo “criticabile” ma autentico che i protagonisti fanno all’Italia, perché guardandosi negli occhi si possa camminare verso un futuro più umano.

Anche la presenza di Andrea Coi, ex brigatista che ha pagato le sue colpe con 35 anni di carcere, ha illuminato una parte che non ti aspetti: la sofferenza che si nasconde in chi provoca sofferenza altrui e non riesce a lenire quel senso di oppressione finché non incontra e cammina con le vittime dei suoi atti. E’ troppo facile schierarsi ma non ti dà nulla, incontrare le persone che stanno dall’altra parte è più liberante.

Domande dal pubblico, riflessioni, spunti di speranza, l’evidenza che anche dalle ferite più profonde possa scaturire una possibilità di guarigione: questo e molto altro è emerso nell’incontro moderato dal presidente di Memoria Viva, Massimo Branda, e raccontato nel libro che i testimoni hanno calorosamente invitato a leggere. L’evento è stato organizzato dall’Azione Cattolica diocesana, l’Associazione Memoria Viva, la Comunità di famiglie Balicanti e la Biblioteca Monticone.

Per Flavio Gotta, presidente diocesano dell’Azione Cattolica, “non si tratta della ricostruzione di quegli anni, ma di un percorso di giustizia riparativa che ha potuto dare una nuova chance ai protagonisti e indirettamente a tutti noi quando incappiamo in drammi da cui sembra non possa esserci via d’uscita”.

Un grande grazie a padre Guido Bertagna, per anni direttore del Centro Culturale San Fedele a Milano, gesuita che attualmente opera a Padova, curatore del libro insieme a Claudia Mazzuccato e Adolfo Ceretti, coordinatore del percorso che dura da oltre 8 anni: grazie alla sua disponibilità di accogliere l’invito e l’impegno di portare tre testimoni a Canelli, ha offerto la possibilità a tutto l’astigiano di un incontro unico, profondo, rendendo palpabile la Storia d’Italia sinfonia di vite personali, storia che si compone delle scelte di ogni singolo, anche oggi, anche nelle sperdute case dei territori patrimonio dell’umanità.

Articolo di presentazione