DALLA FEDE ALLA POLITICA (e ritorno): scelta religiosa e mediazioni culturali – politiche Vittorio Rapetti

La politica torna prepotentemente a farsi spazio nei pensieri e nelle preoccupazioni, ma anche nelle attese di tanti. L’infinita vicenda personale di Berlusconi rischia però di far velo a questioni chiave che ormai non ammettono ulteriori rinvii. La questione del lavoro e della disoccupazione giovanile, prima di tutto. Quella della legalità e del contrasto alle mafie e alla mentalità di  corruzione. Quella dell’ambiente e della sua tutela sanitaria e culturale. Quella del sistema del welfare, a cominciare dai servizi sanitari e socio-assistenziali, ancor più cruciali in epoca di crisi perdurante come l’attuale.

Ma altre questioni si intrecciano a quelle sociali ed economiche e sono quelle propriamente politiche: il futuro della democrazia in Italia ed il ridefinirsi del sistema dei partiti, il sistema elettorale  (che attende una indispensabile riforma dell’attuale legge), le opportune “manutenzioni” costituzionali (che non scardinino il progetto e l’equilibrio disegnato dalla Costituzione del 1948), il rilancio dell’Europa (di fronte all’importanza decisiva della integrazione europea ma anche rispetto ai tanti punti deboli del percorso fin qui attuato).

I prossimi appuntamenti elettorali – a cominciare dalle cruciali elezioni europee del 2014 – dovranno fare i conti con questi nodi. E tutto questo ci chiede di superare la fatica e talora il fastidio – che tutti ci prende – quando ci troviamo ad occuparci di politica …. ben sapendo che farne a meno non risolve alcun problema, anzi li aggrava.

Ma anche la fede cristiana e la chiesa cattolica stanno riproponendosi con decisione all’attenzione di tutti. Le parole e le scelte di papa Francesco hanno riaperto la prospettiva di una chiesa che sa rinnovarsi secondo lo spirito del Concilio Vaticano II, di una chiesa povera che sviluppa il suo ruolo profetico, a partire dalle necessità spirituali, morali e materiali, attraverso la condivisione (o almeno la vicinanza), l’accompagnamento, il discernimento, la misericordia, ma anche attraverso un diverso modo di organizzare la sua vita interna.

Politica e fede debbono restare ambiti distinti, ma non indifferenti (è la famosa scelta religiosa compiuta dall’AC nel dopo Concilio, che resta di profonda attualità). E la strada per riprendere questo rapporto è duplice: da un lato ritrovare uno sguardo condiviso sui problemi essenziali e sul modo di intendere la vita e le esigenze umane, che possa restituire una ispirazione di fondo a quanti sono chiamati a costruire il bene comune (è in fondo l’idea del Concilio della “famiglia umana” e dell’”equa distribuzione delle risorse” in nome della “comune dignità di tutti gli esseri umani”).

Dall’altro, ritrovare l’indispensabile raccordo tra morale e politica. Le recenti parole – semplici e chiare –  di papa Francesco sulla “dea tangente” e sul “dio denaro”, su quel “pane sporco” che rischiamo di dare ai nostri figli, ci riportano proprio a questa sequenza fede-morale-politica. Una sequenza che può diventare un contributo per la stessa ripresa del nostro paese, che deve tornare a guardare alla costruzione dei “capitali morali e spirituali”, senza i quali le risorse economiche – poche o tante che siano – non producono sviluppo umano, ma solo maggiori squilibri e ingiustizie e violenze.

Quali strumenti per servire questo cammino ?  La nostra è una stagione di trasformazione profonda, e forse guardare ad altre fasi analoghe della storia può aiutarci. Nel passaggio tra ‘800 e ‘900  e nel secondo dopoguerra, i cattolici italiani non si sono limitati a enunciazioni di principio o a ribadire quanto la gerarchia annunciava attraverso il suo magistero. Essi hanno costruito delle “mediazioni” ossia delle proposte e degli strumenti per cercare di attuare nella vita personale, familiare e sociale quei valori e principi di ispirazione cristiana.

Sul versante della formazione religiosa ed ecclesiale costruirono con pazienza e volontà le proposte e le strutture dell’associazionismo laicale (l’Azione Cattolica con le sue diverse articolazioni e poi l’Agesci, ed altre associazioni legate alle congregazioni religiose e missionarie).

Sul versante sociale ed economico organizzarono le associazioni culturali e professionali, il sindacato con la Cisl, le Acli, le tante forme di cooperazione economica e sociale, per lo sport e il tempo libero (CSI, CTG e tante altre forme aggregate).

Anche sul piano politico scelsero una concreta mediazione storica attraverso l’adesione ad un partito (in prevalenza il Partito Popolare prima, la DC poi, ed alcuni in altre formazioni). Attraverso  questa fitta rete associativa, sociale e politica  i cattolici italiani hanno potuto crescere nella fede e nella testimonianza cristiana ed anche sul piano culturale ed esistenziale, dando un contributo di grande importanza all’intero paese, a cominciare dalla Costituzione fino alla vita ordinaria nei diversi territori.

Certo, la storia non si ripete in modo meccanico. Ora i tempi sono diversi, differenti le condizioni religiose e culturali. La Dc non c’è più, i sindacati e l’associazionismo sociale ed ecclesiale hanno una “presa”limitata. Ma le mediazioni ecclesiali-culturali, sociali-economiche e politiche sono indispensabili: se quelle precedenti non reggono o non sono comprese, vanno ri-elaborate. Ma in ogni caso le mediazioni sono necessarie.  Altrimenti anche le migliori affermazioni restano “senza gambe”, le più belle testimonianze entusiasmano per qualche momento e poi scivolano via, i valori e i buoni esempi non si radicano nella vita delle persone e delle comunità. Per questo occorrono alla chiesa e alla società associazionismo, cooperazione, sindacati,  partiti (nelle nuove e molteplici forme che occorre elaborare a fronte delle mutate condizioni di vita, di lavoro, di mobilità, di cultura, di salute). Solo così il tessuto civile e religioso può vivere, crescere, dare alle nuove generazioni una possibilità concreta di integrazione, di cambiamento, di critica costruttiva, ed offrire ai più deboli una rete di solidarietà efficace.