Sui referendum (Claudio e Luigino)

Nell’acqua la vita, dono di Dio, il creato, dono di Dio,

essere tutti uguali, dono di Dio annunciato nel Vangelo

Il 12 e 13 giugno 2011 il popolo italiano è chiamato ad esprimere il proprio voto referendario su temi alquanto importanti.

Con queste poche righe vogliamo proporre una riflessione sul nostro pensare ed agire da cristiani e laici di AC, in un particolare passaggio della nostra vita di cittadini: è lo sforzo di chi prova a “pensare con la propria testa” e soprattutto, con il Vangelo in mano, senza lasciarsi condizionare dalle parole (o dai silenzi), di chi fa politica.

In effetti, quanto è successo in questi mesi, a proposito dei temi referendari e del loro occultamento mediatico, la dice lunga sulle difficoltà che incontra l’esercizio della democrazia oggi, in Italia: circa 2.000.000 di firme raccolte senza il sostegno di nessun mezzo di comunicazione ufficiale, la mobilizzazione di gruppi ed associazioni di ogni tipo e anche di diverso orientamento politico, rischiano di essere vanificate, dalle azioni che mirano a far mancare il quorum alla consultazione, soprattutto per evitare effetti sugli interessi personali.

In questo guazzabuglio, si sta perdendo il significato dei due principali temi sollevati dai referendum: quello sulla cosiddetta privatizzazione dell’acqua e quello sul ritorno alle centrali nucleari.

Per l’importanza di questo temi appare doveroso partecipare al referendum abrogativo del 12 giugno, esprimendo il proprio voto in libertà di coscienza ed informandosi in modo completo e senza lasciarsi ingannare.

Proprio per questo è importante evidenziare quali sono gli oggetti del contendere e stimolare, sui temi dell’acqua e del nucleare, la riflessione del laicato cattolico.

“Per noi cristiani – afferma Padre Zanotelli – l’acqua è sacra, l’acqua è la madre di tutta la vita sulla Terra”. A queste parole si sono di recente aggiunte quelle di Mons. Crociata, segretario generale della CEI, che ha condannato la concentrazione degli interessi delle multinazionali nella gestione delle risorse idriche, che “trasformano l’acqua in affare”, mentre dovrebbe essere “concepita e riconosciuta come un diritto umano”, accessibile a tutti e, soprattutto, come “un bene comune non mercificabile”. Concetti già espressi anche dall’Osservatore Romano, in occasione della giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo scorso.

E’ evidente allora che, anche attraverso le scelte concrete che discendono dalla partecipazione politica, i cristiani devono sentire il compito di valorizzare e difendere i beni comuni, che sono il dono buono della vita creata da Dio, garantendo la possibilità a tutti di accedervi e senza farne oggetto di profitto.

Anche il tema del ritorno al nucleare solleva un enorme conflitto con la consapevolezza di essere custodi del Creato, responsabili anche verso le generazioni future: come si può essere coerenti con questa responsabilità, di fronte a tragedie come quella del Giappone, dove i limiti che caratterizzano la tecnologia nucleare balzano in evidenza con tutta la loro drammaticità? Perché invece non privilegiare la scelta verso tecnologie di produzione energetica “pulite”, rinnovabili? E soprattutto, perché non abbandonare il sogno della crescita infinita (supportata da una produzione energetica illimitata ed incurante dei danni ambientali), per il ritorno a stili di vita più rispettosi dei beni comuni e delle risorse, attraverso il risparmio e scelte meno energivore?

Due parole infine per il quarto e delicato quesito in gioco: il cosiddetto “legittimo impedimento”.

Più ancora che per gli altri temi referendari, pur nella legittima autonomia delle scelte politiche di ciascuno, crediamo, in ogni caso, che sia importante ricordare che i cittadini del Vangelo non conoscono distinzioni fra gli uomini, così come recita uno dei concetti cardine della vita civile e democratica e della nostra bella Costituzione, secondo la quale “tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge”.

Claudio Riccabone e Luigino Cavallero