La storia dei ragni testoni

LA STORIA DEI RAGNI TESTONI

di Marco Chiapella – Vicepresidente Giovani Diocesano 2008-2011

L’esperienza associativa

Questo che state leggendo è un testo scritto in ritardo. Doveva essere pronto per il 6 di Gennaio, e al momento la data odierna di Gennaio recita il 25. Riprende un intervento tenuto all’assemblea interparrocchiale di Acqui Terme, il 5 dicembre 2010.

La premessa introduce perfettamente quello di cui voglio (volevo) parlare : il Lusso.
Sono un resposabile diocesano, per la precisione uno dei due Vicepresidenti Giovani. E sono un pasticcione. Arrivo in ritardo, sono disordinato, confusionario, smemorato, non sempre affidabile. Alla luce di tre anni di esperienza … se l’Ac fosse un’azienda sarebbe da pazzi se non mi avesse licenziato. Eppure no. Il clima accogliente e di fiducia non è mai cambiato in tre anni. I sorrisi sono aumentati e non diminuiti. La qualità delle relazioni ha mostrato un trend decisamente positivo (per restare in un linguaggio aziendale).

E’ bello. Questo per dire non solo che probabilmente l’AC diocesana non sa a chi altro affidare i Giovani e quindi fa buon viso a cattivo gioco … ma per dire che è un grosso errore dare per scontata una realtà così accogliente, così capace a perdonare, così lontana dalle logiche del successo immediato, così paziente  e buona che a pensarci bene sembra che sia come dovrebbe essere la Chiesa. O una gabbia di matti. O tutt’e due. Non datela per scontata! E’ un lusso avere un luogo di relazione in cui gli errori non sono rinfacciati ma ragionati, compresi, cristianamente superati.

Altro Lusso:
Quando pensavo a cosa dire nell’intervento, qualcosa che fosse importante e significativo anche per i giovanissimi, ho pensato a una domanda frequente che mi pone chi mi chiede il perchè “fare la tessera”: che cosa fa per te quest’associazione?La risposta da manuale (o da statuto) parlerebbe di evangelizzazione, santificazione e formazione cristiana delle coscienze. Oppure la si può buttare sul pratico/simpatico: “vieni e vedi”. La via di mezzo è che, per la mia esperienza, l’Ac ti insegna le cose difficili. A me ha insegnato la Trasfigurazione. Me l’ha insegnata in pratica, me l’ha insegnata che me ne accorgo adesso di trovare parole mie per spiegarla, non solo in astratto.La Trasfigurazione porta i discepoli a vedere Gesù Dio  nella luce della sua gloria. I discepoli sono fortunati, vedono tutto in un tempo che il Vangelo non dice, ma non può essere stato piùdi qualche giorno. D’accordo, l’AC con me  ci ha messo di più, anni, e magari non al livello acui l’han vista i discepoli, ma mi ha fatto vedere il Signore, mi ha trasfigurato eventi e rapporti umani che a ricordarli li vedi luminosi nella testa, li vedi pieni di vita. E mi ha insegnato a pregare, a mettere il significato nelle parole che dico durante la preghiera. Qualche sera ogni tanto dico compieta. L’ho detta quel tot di volte che bastano a imparare il cantico di Simeone a memoria. E’ l’Ac ad avermelo regalato, ad avermi regalato il significato di “perchè i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Adesso ho chiare nella testa le situazioni in cui la Salvezza ha un significato, quella tela di rapporti umani e divini che rendono la vita buona, che ci fanno diventare santi.

I ragni:

Mi piacciono i ragni. Da quando due cari amici (che guarda caso hanno condiviso un bel pezzo di cammino con me in AC) mi hanno regalato un libro [Parole da Mangiare, di Rubem Alves] mi piacciono ancora di più. L’autore sottolinea la loro capacità di gettarsi nel vuoto, nell’ignoto, e creare una tela. Elastica e solida, utile e fragile. I ragni sono fortunati, lo fanno per istinto, sanno che spessore dare a ogni filo, e, dovendolo fare per vivere, non si arrendono. Se qualcuno gliela rompe, loro la rifanno.
Mi piace pensarci, noi di AC, come dei ragni, magari più scarsi ma altrettanto testoni. Mi piace paragonare  il nostro impegno  “essenzialmente religioso apostolico, [che] comprende la evangelizzazione, la santificazione degli uomini, la formazione cristiana delle loro coscienze
in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti”  (art. 2 statuto dell’ Azione Cattolica) al creare ragnatele, al tessere fili che collegano persone. I ragni da tela sono bravi e solitari. L’AC da tela forse non è così brava, ma ha il vantaggio di non essere solitaria. E la seta delle relazioni la fa uscire dalla bocca (non da altre parti meno decorose dello specializzato ragno), la crea con le parole e con la Parola.
“In principio era il Verbo [la Parola], il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:  tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.”  (Gv. 1,1-3).

Creare è proprio della divinità, e nello specifico  creare con la Parola. E noi con la nostra vocazione a cercare il dialogo, a discutere di tutto, a dire la nostra, entriamo appieno in questa dinamica divina.  Sento spesso dire che l’Azione Cattolica parla tanto e non fa nulla di pratico. Vorrei dirgli: mettetevi controluce e guardate la ragnatela, guardate con che lavoro e pazienza viene creata giorno per giorno, incontro dopo incontro. 
E di nuovo, la scoperta della ragnatela, mi fa tornare in mente la Trasfigurazione. La mia immagine mentale è guardare l’alba con in mezzo una ragnatela pesante di rugiada. La ragnatela ha di caratteristico il suo essere trasparente … per la ragnatela dell’AC ci vuole la luce giusta, la Luce.

“In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”. (Gv. 1,4) La luce che gli apostoli hanno visto sul monte della Trasfigurazione.  I ragni di AC sono oltremodo strani, sono ragni che non si nascondono, ragni trasparenti come la loro tela,  ma visibili perchè luminosi della Luce. Tirando le fila (espressione quanto mai appropriata), la mia esperienza di AC è stata appartenere a un gruppo di ragni testoni, che si ostina a tessere anche trovandosi incompreso, con forze che mancano, lottando con disperazione e convinzione, paziente e ostinato. Si possono leggere tante realtà della diocesi, belle e brutte, con questa metafora: tante situazioni di ostinazione forsennata  per risultati pratici che sembrano piccoli, tante ragnatele che con perizia vengono distrutte. Tante che si formano di nuovo, ad opera di uno o pochi ragni testoni, che con pazienza tessono contatti e relazioni.

La conclusione  è una conclusione di Speranza, il filo logico che lega il verbo e la luce:
“la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”. (Gv. 1, 5)
E’ una traduzione imprecisa. Il testo greco recita “le tenebre non l’hanno SOPRAFFATTA”. Ai ragni testoni (e luminosi) piace di più.