La legge è uguale per tutti … ma chi fa la legge? (Sandro)

La legge è uguale per tutti … ma chi fa la legge?
(il sabato è per l’uomo)

C’è una espressione del poeta Pindaro, in lingua greca, la patria della riflessione del rapporto fra l’uomo e la legge, che cambia completamente, se la si inverte. Essa è stata innanzitutto utilizzata come “basileus nomos”, poi, nella Grecia classica, si è invertita in “nomos basileus”. Oggi in Italia rischiamo di rivederla applicata come “basileus nomos”…

Proviamo a spiegarci. “Basileus” è il re, ma non solo. E’ infatti anche la radice fonetica dalla quale nasce basamento, sostegno, basilica… “Nomos” invece è regola, comportamento, norma, legge …

Ecco allora che “il re fa la legge”, “basileus nomos”, ma costituisce anche “il fondamento da cui nasce la regola di comportamento”.

Di molto semplificando, con la nascita della democrazia, e specialmente con l’idea di una democrazia fondata sulla distinzione fra i poteri, si è andata progressivamente a capovolgere l’espressione: dal re il potere è passato progressivamente al popolo. Si diceva infatti che il re era tale per volontà divina, poi si disse per volontà di Dio e della nazione, quindi nacque la repubblica e facemmo a meno del re.

L’inversione della pratica, “nomos basileus”, fece sì che “la legge concretizzasse il potere che prima era del re”, o con altra espressione, “la legge si fatta essa unico sovrano di un popolo di eguali”… , ma con un problema che prima non esisteva… Chi fa la legge?

Essa, la legge, derivando dal potere passato al popolo, privi di un “re” a “reggere” la funzione di legiferare, in astratto viene “fatta” da soggetti delegati dal popolo stesso e riuniti in assemblee elettive, a termine e soggette esse stesse alla legge.

Ma anche questa è una pura astrazione, perché spesso queste assemblee hanno legami con un governo o sono controllate da altri organismi di verifica e sono sottoposte ad una legge e ad un sistema di regole di tipo costituzionale, a volte neppure scritte, e sono condizionate da un sistema elettorale che in qualche modo le sottrae, chi più chi meno, al giudizio del popolo, sino al limite di una sorta di pura scelta di campo nel momento del voto che sottrae all’elettore la facoltà di scegliere i candidati (si dice: parlamento di nominati).

Ecco allora: quella legge che era “fatta” da uno, il “re” ed era per gli altri, il popolo, mai per il sovrano, ma concessa ai sudditi, oggi con il “popolo sovrano”, astrattamente, essendo tutto sottoposto ad una sola legge, essa diviene “legge sovrana” (in nome del popolo), ma non potendo il popolo scegliere i suoi rappresentanti legislatori… non sarà che chi sceglie i legislatori si è fatto nuovo sovrano che produce la legge? A favore di chi?

Gesù, a chi gli contestava di essere uno che violava la legge (del sabato), rispose che la legge è per l’uomo e mai può essere che l’uomo sia per la legge. Ma è un rischio che oggi, se non ci riprendiamo il diritto-dovere di scegliere chi fa la legge e di cambiarlo, se non condividiamo la legge che ha “fatto”, stiamo correndo ogni giorno di più. Quasi da dover dire “nomos tyrannos”?

Sandro Gentili