Garbaoli nell’anno della fede

L’Azione Cattolica opera sempre una  formazione di base, con i piedi per terra, per fare i cristiani nella quotidianità della famiglia, nella normalità della parrocchia, nella tradizionalità della diocesi. Al punto di essere vista come “cosa vecchia” da chi crede di aver scoperto la grande novità nelle cose “di prima” dell’AC stessa, mentre in realtà hanno solo by-passato le gioie e i travagli dell’epoca conciliare e post-conciliare.

 

Tempo fa, oziando davanti alla TV, ho visto una scena interessante: era un film-commedia.

Il Consiglio di amministrazione di una grane azienda discuteva il problema di un prodotto che non aveva successo nel mercato. Si cercavano idee.

Uno disse: Motiviamo i venditori!

Garbaoli: motiviamo i venditori.  Non per fare chissà cosa in più. Non per imparare ad imbastire discorsi più  brillanti. Non per “convincere gli altri”.  Ma per essere più convinti noi. Una convinzione che è rapporto intimo più forte con Lui. E’ la condizione di partenza perché la Parola cammini: è la differenza tra propaganda e testimonianza. Se della prima possiamo dire al massimo: …male non fa; la seconda è conditio sine qua non. Anche perché non faccia danno la prima.

Testimonianza è mettere a disposizione la merce, presentandola bene. Propaganda è strillare “venghino, signori, venghino!”  (anche a prescindere da cosa potranno trovare).

Ricordo un episodio da bambino. Al mercato di Nizza un venerdì mattina, mi era fermato incantato davanti a uno di quegli imbonitori che gridavano “non per cento, non per cinquanta… mi voglio rovinare…!”  Quando papà, dopo più di mezz’ora, mi ha trascinato via perché bisognava tornare, non avevo ancora capito (e non l’ho mai saputo) cosa vendesse quel signore.

 

Anno della fede:  ritorniamo all’essenziale! Il credo! Quello apostolico: tutti verbi – per dire che è storia, è vita.  (Il mio sogno sarebbe che il credo “Niceno-costantinopolitano” cadesse nel disuso definitivo: troppa elucubrazione teologica!)  A Garbaoli non si recita, si fa il Credo.

Almeno per i più grandi, Garbaoli potrebbe configurarsi su quella scena dell’epilogo (che bell’epilogo!) del vangelo di Giovanni. Gesù, con una mano sulla spalla, si apparta un po’ con Pietro, e inizia quel  commovente dialogo: “mi vuoi bene?… pasci… seguimi (l’ultima parola di Gesù nel Vangelo di Giovanni).”

Ma forse è sbagliato dire “per i più grandi”. Chiaro che per i piccoli si impostano di più le cose sul gioco. Ma forse a giocare con Gesù sono più bravi di noi… e potremmo imparare anche noi grandi a prendere molto sul serio il gioco con Gesù.