“Costruire la Città” – Speciali

Servizio di documentazione “Costruire la città”

Nell’ambito della riflessione associativa che conduce alla pubblicazione del mensile “Costruire la città” curato dalla DELEGAZIONE REGIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA PIEMONTE-VALLE D’AOSTA – GRUPPO FEDE/POLITICA, vengono periodicamente pubblicati approfondimenti speciali su tematiche specifiche.
Di seguito l’elenco di quanto pubblicato “una tantum

A 50 anni dalla bomba di Piazza Fontana, Enrico Deaglio ne discute con Vittorio Rapetti a Canelli

Domenica 9 febbraio, alle ore 16, presso la Biblioteca G. Monticone di Canelli, il giornalista Enrico Deaglio e lo storico Vittorio Rapetti dialogheranno in occasione del prossimo cinquantesimo anniversario dello scoppio della bomba di Piazza Fontana che, con i suoi diciassette morti, gli innumerevoli feriti e i misteri che ne seguirono, segnò una svolta nella storia del nostro Paese. L’occasione è data dall’uscita del saggio LA BOMBA. Cinquant’anni di Piazza Fontana, di Enrico Deaglio (Feltrinelli, 2019)

La bomba, scoppiata a Milano il 12 dicembre 1969, compie, dunque, mezzo secolo. Non ha mai smesso di cambiare l’Italia, quasi fosse una massa incandescente nel sottosuolo, che continua a bruciare. E la storia comincia dalle cicatrici, dalle premonizioni, dalle coincidenze, dai luoghi da cui la Storia è passata. E riemergono il tassista Rolandi, la fatale stanza della Questura da cui precipitò Pinelli, il “colpo di stato” in Procura, il “silenzio monumentale di Milano”, l’angosciante Veneto profondo in cui la bomba venne concepita, le manovre finanziarie intorno alla banca della strage, la sublime arte del depistaggio che da allora ci ha sempre accompagnato.

La bomba, però, non è soltanto un libro di storia, perché quella storia non ha ancora avuto una fine. La bomba di piazza Fontana, con tutte le bombe che seguiranno e con quelle che l’avevano preceduta, mette in discussione la storia stessa del nostro Paese, la sua stessa fragilissima natura democratica.

Il libro è un viaggio nella memoria, che ha l’andamento di un giallo e racconta l’ultimo mezzo secolo di storia italiana, come non l’abbiamo mai sentita.

Con lo sguardo di chi ha vissuto questa storia dall’inizio, Enrico Deaglio ricompone l’intrigo mettendo insieme le scoperte – alcune clamorose – degli ultimi dieci anni e nuovi spunti di ricerca con la speranza che una verità si possa raggiungere e, soprattutto, rendere nota.
L’organizzazione dell’incontro è di Memoria Viva Canelli e Biblioteca Civica Monticone, con la partecipazione dell’Anpi di Asti, dell’Unitre Nizza-Canelli, dell’Azione Cattolica Diocesana e dell’Israt.

L’ingresso è libero. Seguirà aperitivo con i vini offerti dall’Azienda Agricola L’Armangia di Ignazio Giovine.

Biografie

Enrico Deaglio, giornalista e scrittore, dopo essersi laureato in Medicina a Torino nel 1971, ha lavorato come medico presso l’ospedale Mauriziano Umberto I. A metà degli anni Settanta ha iniziato l’attività giornalistica a Roma: già direttore dei quotidiani Lotta Continua e Reporter, ha collaborato con diverse testate tra cui La Stampa, Il Manifesto, Epoca, Panorama e l’Unità. Dal 1997 al 2008 ha diretto il settimanale Diario. A partire dagli anni Ottanta ha lavorato come giornalista televisivo per la trasmissione Mixer, occupandosi in particolare delle vicende della mafia in Sicilia, e ha condotto vari programmi di reportage, inchieste e documentazione sociale su Rai tre, tra cui: Milano, Italia; Ragazzi del ’99 – Così va il mondo; Vento del Nord; L’Elmo di Scipio. Tra le sue pubblicazioni si ricordano le opere di narrativa Cinque storie quasi vere (1989), Il figlio della professoressa Colomba (1992), Zita (2011), i libri inchiesta La banalità del bene – Storia di Giorgio Perlasca (1991, da cui è stato tratto il film TV Perlasca – Un eroe italiano, 2002), Raccolto rosso (1993) e i “diari giornalistici” Besame mucho (1995) e Bella ciao (1996). Nel 2012 ha pubblicato Il primo anno senza di loro. Ritratti di illustri e non illustri che se ne sono andati (con A. Jacchia) e Il vile agguato, mentre è del 2013 La felicità in America, raccolta di racconti di trent’anni di viaggi negli Stati Uniti. Tra le sue opere più recenti vanno citate: Indagine sul ventennio (2014), ricostruzione degli ultimi due decenni della scena politica italiana; Storia vera e terribile tra Sicilia e America (2015); il romanzo La zia Irene e l’anarchico Tresca (2018).

Vittorio Rapetti è nato ad Acqui Teme, dove è stato a lungo insegnante di scuola superiore. Impegnato nell’Azione Cattolica, è studioso di storia contemporanea e componente dell’Istituto per la Storia della Resistenza di Alessandria, collabora alle riviste Quaderno di storia contemporanea e Iter. Ha pubblicato numerosi saggi di storia economica (tra i quali Uomini, colline e vigneto in Piemonte, e Alessandria provincia viticola) e socio-religiosa (I Vescovi della Chiesa di Acqui, Laici nella chiesa, cristiani nel mondo, Tra Papa e Nazione: i cattolici di fronte alla guerra). Si è occupato di didattica costituzionale (con la mostra “Dalla Resistenza alla Costituzione”) e di storia locale, curando, tra gli altri, Memoria della Resistenza e resistenza della memoria nel’Acquese, Gli ultimi testimoni, di Gianna Menabreaz, La giusta parte 1933-1945 e Il mio tempo, di Pietro Reverdito.

“Costruire la città” – 2020

Servizio di documentazione “Costruire la città”

Di seguito si possono scaricare i numeri del servizio di documentazione “Costruire la città” curato dalla DELEGAZIONE REGIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA PIEMONTE-VALLE D’AOSTA – GRUPPO FEDE/POLITICA

  1. 14-La radice umana della crisi ecologica (gennaio 2020)
  2. 15-La scelta religiosa di Vittorio Bachelet (febbraio 2020)
  3. 16-Salute, politica e fede alla prova della pandemia (marzo 2020)
  4. 17-Un giovane in casa – Distanti ma insieme (aprile 2020)
  5. 18-Speranza e fiducia Vs Pessimismo e fastidio (maggio 2020)
  6. 19-Tra incertezza e speranza (giugno 2020)
  7. 20-Un sogno di inizio estate (luglio 2020)
  8. 21-La vocazione a dare fiducia (agosto 2020)
  9. 22-Prenderci cura delle persone e dell’ambiente (settembre 2020)
  10. 23-Periferie esistenziali in viaggio: direzione centro (ottobre 2020)
  11. 24-Camminando s’apre il cammino (novembre 2020)
  12. 25-Pandemia: tra libertà ed uguaglianza (dicembre 2020)

“Costruire la città” – 2019

 

Di seguito si possono scaricare i numeri del servizio di documentazione “Costruire la città” curato dalla DELEGAZIONE REGIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA PIEMONTE-VALLE D’AOSTA – GRUPPO FEDE/POLITICA

  1. 1-Per un discernimento cristiano nella realtà sociale e politica (gennaio 2019)
  2. 2-La buona politica è al servizio della pace (gennaio 2019)
  3. 3-Il rapporto con la “diversità” (gennaio-febbraio 2019)
  4. 4-La solidarietà, sfida per la coscienza e per la politica (marzo 2019)
  5. 5-Riconoscere la paura (aprile 2019)
  6. 6-Il voto europeo e regionale (maggio 2019)
  7. 7-Cristiani sì, ma “solo” in Chiesa (giugno 2019)
  8. 8-“Domani” e “noi” (luglio 2019)
  9. 9-Il vero rischio? La mancanza non di religiosità ma di fede (agosto 2019)
  10. 10-Prima del VERO, l’ approfondimento e il silenzio (settembre 2019)
  11. 11-Gustare insieme (ottobre 2019)
  12. 12-Un Popolo come Tribù e Dio come felpa (novembre 2019)
  13. 13-Cattolici in politica: identitari o popolari? (dicembre 2019)

L’Azione Cattolica è vicino a chi si impegna in politica

A chi ha vissuto l’esperienza associativa in Azione Cattolica e oggi si candida per il governo di qualunque realtà

dai piccoli Comuni alla Regione, all’Europa, va il nostro plauso per aver accettato di mettere a servizio della gente anche la formazione ricevuta vivendo le dinamiche di AC.

Per il bene comune

Questa si misura con la capacità di dialogare, di guardare i problemi ricercando IL BENE COMUNE, di organizzare, di tenere il contatto con la realtà, di attenzione agli ultimi e allo sviluppo sociale/spirituale dei territori.

La robustezza spirituale

Quando si parla di Spiritualità non si intendono solo le preghiere, come qualcuno pensa, ma la capacità di riflettere sulle domande fondamentali della vita. Saper discutere, dialogare autenticamente con le persone,  arrivare a confrontarsi con la coscienza profonda che abita l’uomo. Non abbiamo paura a dire che la ROBUSTEZZA SPIRITUALE è il motore che inevitabilmente diventa sviluppo economico, sociale, ambientale, non solo per qualcuno ma per tutti.

Visioni di futuro con Pace, Giustizia, Condivisione, Rispetto

Abbiamo bisogno di politici con VISIONI DI FUTURO dove innanzitutto si coltivi la convivenza e l’armonia. Per andare verso una reale prosperità fatta di PACE più che di vanità, di GIUSTIZIA più che di ricchezza per pochi, di CONDIVISIONE più che di speculazione che lascia alle future generazioni l’incertezza di una vita dignitosa e autodeterminata, di RISPETTO per tutti e non di sfruttamento scellerato delle persone e del Creato.

Non è facile

Non è facile governare con questi principi! Per questo non vogliamo lasciare sole le persone che si mettono a servizio della politica, né ora che sono in campagna elettorale, né dopo che saranno protagonisti del governo (in maggioranza o opposizione che sia). Nell’AC troverete sempre persone che vi ascoltano, che dialogano, che incoraggiano, che apprezzano chi dedica tempo e impegno per il bene comune.

La politica è la più alta forma di carità umana

È proprio vero quel che diceva San Paolo VI “La politica è la più alta forma di carità umana” con al centro il bene per tutti e non l’interesse personale di pochi. La politica non deve essere una lotta tra interessi, ma una sfida tra visioni di futuro, altrimenti politica non è!

La Presidenza Diocesana di Azione Cattolica

La politica con la P maiuscola

Il Papa nell’incontro a Roma per i 150 anni dell’Azione Cattolica ci ha invitato a fare politica con la P maiuscola. Non so bene cosa voglia dire soprattutto guardando la politica da un angolo di mondo dove non ci sono i numeri per condurre rivoluzioni, tracciare la strada dei popoli. E così ci avvolge la tentazione di pensare “non mi riguarda, io che posso fare?”. L’agire politico rischia di limitarsi a votare il sindaco, il consigliere che promette ciò che ci serve… ma sempre con un atteggiamento passivo: “tanto sono

Il Papa nel discorso all’AC per la festa dei 150 anni

tutti uguali e faranno solo i loro interessi”. Chiuso il discorso con la politica!

Forse la P maiuscola è quella della strada, quella che ci vede protagonisti tutti i giorni. Le scelte politiche che facciamo quotidianamente sono poi quelle che i nostri rappresentanti fanno a loro volta per avere il nostro consenso. Provo a fare tre esempi tra i mille che mi vengono in mente.

1) In banca chiediamo all’impiegato che i soldi rendano il più possibile, crediamo al mondo delle favole dove la gallina dalle uova d’oro concede soldi su soldi, senza fatica, senza rischio. Se l’impiegato ci risponde onestamente dicendo “più di questo non si può” scegliamo (votiamo) la banca accanto che invece ci fa sognare, ci promette rendimenti almeno più alti del vicino. Abbiamo fatto una scelta politica, non importa se ci vendono un’illusione o se per avere quei guadagni finanziamo i fabbricanti di armi, speculatori immobiliari o aziende che sfruttano e disumanizzano il mondo. O se dopo alcuni anni la banca rischia il fallimento. Allo stesso modo fa la politica dei palazzi: cerca la gallina dalle uova d’oro, specula sulle guerre, sul mondo del lavoro, sul futuro dei giovani, sull’emarginazione dei poveri, salvo poi rischiare il fallimento.

2) Cerchiamo l’uomo che conta e gli chiediamo un favore, qualcosa di personale per superare la fila, per avere una prestazione ospedaliera prima degli altri, per avere un incarico o un lavoro in cambio di qualche innocente ed ovvio “sovrapprezzo” per l’impegno messo. Pensare che questo sia l’unico modo di ottenere le cose è azione politica. Ho sentito mille volte con le mie orecchie, amici, nonni, genitori che educano i figli alla disillusione, a non credere all’onestà, che un posto di lavoro si ottiene solo affinando le armi della sopraffazione e dell’inganno, della furbizia e dell’omertà di fronte alle ingiustizie. Se insegniamo questo ai nostri figli (nel segreto delle nostre case, in piazza ci riempiamo la bocca di altre parole) come possiamo sperare che i nostri rappresentanti facciano diversamente?

3) Ci propongono di accogliere qualcuno che ha meno di noi, che fa migliaia di chilometri pagando sfruttatori, subendo soprusi, che chiede solidarietà umana perché nel suo paese è costretto a far vivere la sua famiglia con 30 € al mese, mentre su internet vede il nostro paradiso di benessere. Il primo pensiero è “l’accoglienza è pericolosa”, prima di vedere l’uomo/la donna, il padre di famiglia emigrato nasce la paura, pensiamo di aver di fronte l’approfittatore, il delinquente, il ladro del nostro benessere, salvo poi usarlo come badante magari “in nero” o come lavoratore sottopagato. Come possiamo pretendere che chi è molto più ricco e potente di noi ci guardi con uno sguardo diverso? Quando andremo noi (o i giovani che qui non trovano lavoro) a chiedere aiuto come potremo sperare di essere guardati diversamente? Ci stiamo abituando a trasformare i più deboli in pericolosi “scarti umani” (e al giro toccherà a noi…basta vedere gli stipendi dei nostri figli), se facciamo scelte politiche quotidiane di esclusione avremo politici e uomini di potere che si comporteranno nello steso modo con noi piccoli uomini di periferia, che per loro siamo degli scarti che danno fastidio come le zanzare d’estate

Non è moralismo ma è la consapevolezza che il nostro agire quotidiano condiziona la politica. Io non mi rassegno, sono convinto che siamo in un mondo di persone che desiderano una vita bella, ma questa passa per l’impegno, la fatica di costruire qualcosa tutti i giorni, la condivisione. Questo credo possa essere da subito la politica con la P maiuscola che possiamo fare…. poi se ci organizziamo e ci uniamo, facciamo crescere i numeri e la pressione di chi agisce così, ho la certezza che ai piani alti dovranno prenderne atto. Ma se da noi per primi hanno esempi negativi, avranno la scusa per perpetuare i nostri stessi comportamenti. Certo il discorso non finisce qui ed è sicuramente più complesso, ma questo è un primo e fondamentale tassello.

La mia professoressa alle superiori, pur non condividendo a pieno il mio impegno nella Chiesa, predicava che il santo principio evangelico del “ama il prossimo tuo come te stesso” è criterio unico e sufficiente per una convivenza sociale umana, positiva e dal benessere diffuso. E’ azione politica con la P maiuscola. Santa professoressa, laica e diffidente verso la religione, ma che sapeva riconoscere la sapienza “divina” che in essa è rivelata!!

Flavio Gotta – presidente Diocesano di AC