Obiettivi e metodo di GARBAOLI

“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. (Mt 17, 1-4)

Se avete assistito – anche solo una volta – al “momento dei saluti” a conclusione di un campo estivo ACR a Garbaoli, vi sarete sicuramente imbattuti in molti ragazzi che, letteralmente, non se ne vorrebbero più andare. Di solito questo fenomeno provoca sincero stupore nelle madri e nei padri (e qualche volta anche un legittimo accenno di fastidio). Tralasciando cosa attraversi le menti dei distrutti educatori e animatori, proviamo a vedere cosa rende Garbaoli così “magica” (esiste persino un gruppo su Facebook che lo dice!).

Innanzitutto è bene chiarire che capita ai ragazzi dell’ACR, ma non ne sono immuni né i giovani né gli adulti; tanto e vero che alcuni di loro hanno coniato l’espressione “effetto tre tende” per descrivere cosa succede a Garbaoli. Proviamo a vedere se il paragone regge …

Garbaoli non è il monte Tabor, però anche questa piccola frazione sulle Langhe è in disparte. Cosa vuol dire? Perché funziona? Ognuno di noi ha una risposta personale, ma sembra essere un bisogno di tutti: ogni tanto bisogna staccare dal quotidiano.

Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. “Insieme” è una parola che spiega molto dell’Azione Cattolica e dello stile che a Garbaoli si vive: la giornata è strutturata proprio per essere con (e per) gli altri. E con loro mangiare, lavorare, pregare, giocare, chiacchierare e confrontarsi sulla propria Fede. Chiedetelo a chiunque ci sia passato: a Garbaoli si fa l’esperienza di stare bene con gli altri. Che fa stare bene con se stessi e che apre il cuore al discernimento per stare bene con il Padre. A tutte le età.

La straordinarietà di questa esperienza è bellezza e mistero. E come sul Tabor ci si accorge di quanto sia luminoso Gesù, così a Garbaoli ci si accorge di quanto è luminoso “fare la Chiesa”. E se ti trovi, insieme ai fratelli, in disparte, a pregare … ecco che arrivano Mosè (la promessa) ed Elia (la profezia). Come a dire: ecco che si crea lo spazio (mentale) per l’incontro con la Bibbia. Con una Parola così viva che ci puoi conversare.

“È bello per noi stare qui” costituisce un efficace riassunto del metodo di Garbaoli. In termini educativi si chiama catechesi esperienziale. E bastano 5 giorni di un campo ACR/Giovani o un weekend di spiritualità per adulti per toccare con mano come funziona.

Dopo la trasfigurazione, leggiamo nei Vangeli, che i discepoli sentono la tentazione di fare tre tende, cioè di rimanere lì a godere di quella bellezza. Ma Gesù e i suoi tornano a valle. Cioè nella condizione ordinaria, non più in disparte, ma magari un po’ più insieme. E questo è l’obiettivo di Garbaoli. In altre parole: staccare dal quotidiano anche e soprattutto per potervi ritornare, illuminati e illuminanti.

Da sperimentare per… credere!

Catechesi esperienziale: dallo statuto AC al progetto Garbaoli

STATUTO ART 11.2

L’esperienzialità come metodo e “sostanza” della trasmissione della fede

La vita associativa dell’Azione Cattolica Italiana pone al centro la persona, che vuole servire nel suo concreto itinerario di formazione cristiana; è rivolta alla crescita della comunità cristiana nella comunione e nella testimonianza evangelica; è animata dalla tensione all’unità da costruire attraverso la valorizzazione dei doni che le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di quanti partecipano alla sua vita.

L’Azione Cattolica adotta la catechesi esperienziale come metodo fin dagli anni ’70. Come metodo, in particolare per i ragazzi; ma, come stile, per tutti. A pag. 56 di Bella è l’ACR si legge:

“La scelta della dimensione esperienziale trova le sue ragioni nel grande mistero dell’Incarnazione, nel riconoscimento della presenza dello Spirito nella concretezza della vita quotidiana, anche dei bambini e dei ragazzi.

Vivere una dimensione esperienziale significa innanzitutto partire dalla dimensione tipicamente umana, in tutta la sua concretezza e in tutta la ricchezza dell’essere persona. L’ACR sceglie una via di educazione alla fede che privilegia il vissuto nei confronti del teorico, il concreto nei confronti dell’astratto, il globale nei confronti del parziale. E’ esperienziale per i ragazzi che la vivono perché è un cammino di crescita in armonica unità, che coinvolge le varie componenti dell’uomo, cioè intelletto e volontà, corporeità ed energie affettive e spirituali.”

Questo ragionamento appartiene profondamente alla nostra associazione: dallo statuto nazionale di AC, fino al Progetto Garbaoli e, in particolare, al Progetto Garbaoli ACR.

Educare ed educarsi alla vita di Fede è una sfida difficile dei nostri tempi, ma ogni giorno più urgente. La Chiesa italiana, non ha caso, ha scelto questo tema come fulcro della sua riflessione per tutto il decennio. E l’Azione Cattolica, ex cordi ecclesia, ne fa il suo obiettivo (da sempre). Il metodo della catechesi esperienziale che Garbaoli propone è, forse, il modo più umano e concreto di affrontarlo.

Emanuele Rapetti