Nella lettera pastorale del 2018-19 il Vescovo Testore, parlando della Messa domenicale, scriveva

Ogni presbitero, secondo il diritto canonico, non può celebrare più di tre Messe la domenica. Queste però devono essere adeguatamente distanziate almeno di un’ora e trenta. Sarà eventualmente opportuno prevedere che in qualche luogo si celebri la Messa prefestiva del sabato sera e non quella domenicale. Che, ove possibile, si celebri la domenica sera. Va comunque prevista una situazione in cui il prete sia presente nella chiesa almeno mezz’ora prima della celebrazione, oppure possa fermarsi almeno mezz’ora dopo per accogliere e ascoltare i fedeli. Ove questa disposizione di orari non consenta più di celebrare in tutte le chiese si valuti, secondo l’opportunità, di istituire un servizio di volontariato che accompagni in auto alla chiesa più vicina, o, in casi più eccezionali e dopo una attenta valutazione e autorizzazione diocesana, la possibilità di avere in loco una celebrazione della Liturgia Festiva della Parola di Dio in assenza di celebrazione eucaristica (CEP 30 XI ’14).

Il discorso è delicato, tocca qualcosa che fino a ieri è sembrato reggere l’intera vita di fede –la Messa della domenica-, ma la Storia e le prassi nelle diverse parti del mondo hanno vestito di differenti sfumature sociali e religiose questa liturgia.

L’Eucarestia è fondamentale, trovarsi tra cristiani nel Giorno del Signore è fondamentale, ma la periodicità della Messa non determina la vita di fede, la Messa tutti i giorni o tutte le domeniche, lo vediamo, non misura la fede delle persone, a volte misura la loro fedeltà alla Chiesa, il senso di comunità, ma a volte neanche quello.

Siamo passati dal criticare la “consuetudine sociale” della Messa della domenica che rischiava di diventare un rito pagano, al sentire che se perdiamo anche quella emerge un senso di smarrimento, torna ad essere una necessità fondante per il nostro rapporto con Dio.

Forse stiamo solo passando nel crogiolo per riscoprire l’oro prezioso che contiene l’Eucarestia. Per riscoprire il ritrovo settimanale dei cristiani attorno alla Parola di Dio, forse ci è chiesto di affrontarlo in modo diverso, creativo, e ritrovare il tesoro prezioso consegnatoci dal Signore Gesù.

All’Azione Cattolica è stato chiesto di dare una mano in questo senso, formare laici consapevoli che, attraverso l’abitudine ad armonizzare il cammino associativo, sappiano animare Liturgie Festive della Parola di Dio, in modo sinodale, laicale, semplice e vero come abbiamo imparato a fare negli incontri di preghiera che da sempre organizziamo, anche in mancanza di Presbiteri o Diaconi.

Siamo chiamati a scegliere se accettare la proposta, se ci sentiamo di poter dare un contributo, se accompagnare i nostri soci ad essere co-responsabili del cammino delle nostre parrocchie in questo particolare servizio.

È un compito che possiamo/vogliamo assumerci oggi? In che termini? La Presidenza Diocesana sta preparando una breve riflessione su cui confrontarci insieme, ve la invieremo all’inizio di febbraio e ne parleremo insieme all’Assemblea Diocesana del 1° Marzo 2020.

Chiunque abbia un pensiero da condividere in questo senso (laico/a, prete o diacono) si segni l’appuntamento e venga, partecipi, condivida le sue riflessioni.

È il nostro metodo, soprattutto per questioni importanti come questa.

Flavio Gotta, presidente diocesano di AC