Abbiamo chiesto a Mauro Stroppiana alcune considerazioni dal suo punto di osservazione -segretario del Consiglio Pastorale Diocesano, medico, presidente emerito di AC, sposo, padre di 3 figli (ecc., ecc., ecc.)- su come l’AC può essere, in comunione con il nostro Vescovo, sale nel cammino della Chiesa della Diocesi di Acqui.

… di Mauro Stroppiana (segretario del Consiglio Pastorale Diocesano)

Quando cammino per strada o mi trovo in mezzo a tanta gente, mi chiedo: “C’è un modo per annunciare la buona notizia di Gesù a questa persona?” E per lo più mi rispondo di no: “si vede subito dallo sguardo che non è interessato, si capisce che è lontano, non capirebbe di certo…”. Facendo così seleziono, seleziono, seleziono… e alla fin fine mi restano solo quelli che… vengono a Messa, e neanche tutti!
C’è qualcosa che non funziona: la logica di Gesù è quella del Seminatore, non quella del Selezionatore. Noi crediamo di seminare, ma per lo più selezioniamo, con atteggiamenti, parole, iniziative che non parlano della novità di Cristo e non comunicano nulla a chi incontriamo.
Il futuro è scritto nel Vangelo: “lo sguardo nuovo del seminatore”. E lo sguardo nuovo richiede 2 condizioni:
1. Di credere che davvero Gesù è (uso volutamente l’indicativo e non il congiuntivo, perché esprimerebbe un dubbio, una possibilità, un desiderio, una volontà) una risposta viva e concreta, adatta alla vita di ogni giorno, di tutti.
Il fatto è che che, dietro ai nostri dubbi, c’è la convinzione del nostro cuore che la buona notizia del Vangelo, in fondo, non sia per tutti.
2. Guardare al di là dell’apparenza per vedere dietro quello sguardo duro, aggressivo, insignificante, interessato, timido, sfuggente… “quale domanda c’è”.
Se sapremo leggere la domanda troveremo il modo di offrire all’altro quella parte del volto di Cristo che parla alla sua sete. Altrimenti i canali resteranno chiusi.

Cosa ci chiede il nostro Vescovo
Preparazione: dobbiamo smetterla di cercare di tenere su la baracca che sta crollando, rincorrendo le emergenze per tamponare buchi, ma costruire un futuro credibile con quello che abbiamo.
Sinodalità: camminare insieme, ma ognuno col suo zaino e tenendo il proprio posto (quel che serve non sono laici che vogliono fare i preti o viceversa, ma nemmeno far predicare un prete che non sa dire due parole quando in quella comunità ci sono decine di laici che lo saprebbero fare, o riempire le nostre parrocchie di sacrestani, quando questi sarebbero laici capaci di animare la vita sociale per il bene di tutti, tanto per fare un esempio…)
Concretezza: alcune proposte per l’AC…

La via privilegiata: la normalità e le regole
In attesa che ci vengano idee geniali, di cui in genere sono sprovvisto, proporrei che in AC si applichino le poche indicazioni di prima, partendo da quello che c’è… Facciamo un po’ di esempi:
1. se ci chiamano, diciamo “Sì!”, senza fare troppe elaborazioni, riunioni, discussioni sui social, mal di pancia… “Sì: ci siamo e facciamo così, come sappiamo fare”. Chiari e lineari. Non piace? Allora sarà un problema degli altri: cerchino qualcuno più bravo;
2. possibile che tra di noi ci sia solo chi è appassionato a fare l’Educatore? Possibile che non ci siano attori con la voglia di mettere su uno spettacolo, suonatori con la voglia di far musica, fotografi, collezionisti, scrittori, youtuber, ballerini… col desiderio di mettere su iniziative comuni che parlino della bellezza di quello che abbiamo dentro e che esprime il volto di Dio? Non possiamo fare iniziative che valorizzino queste nostre diversità con l’unico scopo di metterle a servizio del bene comune? E’ l’unica condizione che un cristiano deve porre;
3. e se proprio siamo un popolo di Educatori: invece di selezionare allo scopo solo gli amici, quelli belli, quelli simpatici, quelli che la pensano come noi, non possiamo chiederlo a un giro un po’ più largo? Naturalmente ponendo condizioni chiare: a) è un servizio,
b) ci si prepara,
c) lo si fa insieme e per il bene dei ragazzi e non per farci belli e
d) se non si fa così, c’è un responsabile che ti dice “grazie e arrivederci”. Il problema, tante volte, è che non riusciamo a dare regole e a fornire mandati chiari e allora… ci sembra più semplice selezionare, così non abbiamo neanche l’impiccio di dare delle regole.