Gira sui “social” un video ove una ragazzina americana (nord americana), riceve in regalo per il suo compleanno (non avrà credo più di 13/14 anni) un fucile Beretta.

Il video la ritrae emozionatissima e commossa: dalla felicità continua a ripetere che è senza fiato, senza parole: piangente ringrazia i genitori per il desiderio avverato!

E’ con questo video in mente che domenica ho partecipato ad Acqui, all’incontro organizzato dall’Azione Cattolica per i genitori, durante la festa della PACE dell’Azione Cattolica Ragazzi, dal titolo: “La non violenza: come proteggere i nostri ragazzi”.

Da un parte i miei figli giocavano, accuditi e agevolati nel gioco dagli educatori, insieme a molti altri bambini di tutta la diocesi, dall’altra, nei locali molto gentilmente offerti dalla Scuola Guida Rapetto, noi genitori, abbiamo incontrato la psicologa/psicoterapeuta Mauriza De Cesaris.

L’incontro aveva come tema quello dell’educazione alla non violenza con specifico riferimento a come noi genitori possiamo riuscire a educare (ed educarci) a trasmettere i valori della non violenza insieme a quelli del reciproco rispetto. Insomma non violenti non significa essere sottomessi per far sì che tutto si svolga nella pace apparente…

Maurizia ha subito chiarito che prima di tutto bisogna togliersi dalla mente il fatto che la nostra società sia più violenta rispetto al passato.

Vi sono dati oggettivi e studi che dimostrano come la nostra società non sia più violenta rispetto al passato. Per esempio le maggiori vittime di stragi per motivi religiosi in Europa sono state quelle del conflitto tra cristiani -cattolici e protestanti- nell’Irlanda del Nord degli anni 70-90, molte più degli attuali atti di terrorismo.

Ciò che è cambiato è la possibilità di comunicazione e i mezzi di comunicazione che, per fortuna, portano molto di più all’attenzione la gravità di questi gesti, il bullismo, l’uxoricidio, il suicidio indotto, ecc. Tale maggior spazio induce a credere che tali casi siano molto più numerosi rispetto agli anni passati.

Partire dai dati oggettivi è sempre utile per fare chiarezza sulla reale situazione, sul fatto accaduto così com’è senza preconcetti o peggio ancora ansie e paure di noi genitori che sentiamo forte l’istinto di protezione prima ancora di capire realmente ciò che è avvenuto.

Quanti genitori infatti si trovano nella sofferenza e nel disagio di vivere situazioni in cui il figlio è oppresso o è oppressore di altri bambini.

Il numero è elevato ma, probabilmente, il numero dei figli che soffrono tale situazione è inferiore rispetto al numero dei genitori proprio perché le paure e i pregiudizi genitoriali giocano spesso brutti scherzi nella percezione dei dati di realtà.

La psicologa ha quindi chiarito che l’unico modo possibile per educare alla non violenza è affrontare, insieme al figlio il “fatto accaduto” nel modo più oggettivo possibile, agevolando con l’ascolto e le domande il racconto da parte del figlio e la ricerca della possibile soluzione che lui per prima riuscirà a suggerire se si sentirà ascoltato e compreso.

Tutto ciò con l’estrema fiducia che i nostri figli sono diversi da noi, vivono situazioni differenti da quelle che abbiamo vissuto noi in passato ed hanno la forza, se hanno al loro fianco un genitore che sa ascoltare, di affrontare le situazioni anche più complicate.

Stare al fianco significa accompagnarlo senza prendere il suo posto.

Concetti chiariti e ribaditi da Maurizia anche prendendo spunto da Danilo Dolci educatore ed attivista siciliano della “non violenza”, che ha sviluppato e diffuso il concetto “socratico” della maieutica ovvero dell’ascolto attivo e fiducioso dell’altro che riesce a condurre a soluzioni non violente nei rapporti umani, nel rispetto reciproco delle idee di ognuno.

L’intervento ha toccato “corde” intime del rapporto tra noi genitori e figli tanto che ci sembra che le 50 persone presenti circa, se la neve non avesse interrotto il dibattito, avrebbero continuato volentieri a parlare, confrontarsi ed ascoltare Maurizia.

Insomma, personalmente sono uscito rinfrancato dall’incontro e fiducioso sul fatto che per fortuna la nostra società è ancora ben lontana dal ritenere che la soluzione ai conflitti sia il regalo ricevuto dalla bambina americana…